di Roberto Gugliotta
Verrebbe voglia di scappare da questo Paese. Non passa giorno che la cronaca ci sveli intrecci, corruzioni, tangenti: è l’ammissione di una sconfitta. La fotografia – nitida, documentata, inoppugnabile – di un tracollo. La presa d’atto di uno Stato in profonda crisi sul fronte dell’immigrazione, della criminalità, dell’ordine pubblico, della giustizia. Mazzette, appalti truccati, raccomandazioni, regali, incuici. Inutile far finta di non capire: la corruzione è ancora ben lontana dall’essere sconfitta. La colpa è nostra: preferiamo non vedere per paura di essere messi da parte dal Sistema. Corrompere è la moneta più in voga tra i furbi… corrompere è come la mafia, un fenomeno inquietante. La diversa trasparenza nella pubblica amministrazione ferisce profondamente il tessuto sociale. Una droga che alimenta uno dei problemi sociali più gravi del Paese. Dopo ogni scandalo scoperchiato dalla magistratura si resta attoniti, sgomenti, delusi, la conferma di un allarme insidioso. Una pennellata ulteriore di pessimismo che fa sì che la gente creda sempre meno nella politica. Hai voglia a dire che l’Italia è cambiata, che oggi c’è più controllo: un condannato su 5 torna a delinquere nell’arco della propria carriera! Perché l’impunità incoraggia il ripetersi di illeciti della stessa natura. E soprattutto, se rubi per il Sistema sei una pecorella smarrita, se lo fai in proprio, un ladro! E troppo spesso la classe dirigente invoca il Sistema: i segni dolorosi del male.