Lc 23, 33-43 (22,14-23,56)
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto". Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso". Sopra di lui c’era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei".
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!". L’altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male". E disse: "Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".
di Ettore Sentimentale
Del lungo brano del racconto della passione secondo Luca, citato fra parentesi, propongo alla vostra attenzione questa parte che penso sia alquanto significativa ai fini di una globale comprensione del messaggio della Domenica delle Palme e della Passione del Signore.
Secondo il racconto evangelico, quelli che passavano dinanzi a Gesù crocifisso lo deridevano, ridevano della sua debolezza, dicendogli: “Se sei Figlio di Dio, salva te stesso scendendo dalla croce”. Ma Gesù non risponde a tali provocazioni e lo fa con un silenzio stracolmo di mistero: proprio perché è Figlio di Dio resterà sulla croce fino alla morte.
Davanti alla scena evangelica descritta da Luca, le domande scaturiscono in modo immediato e incontrollato: è possibile credere in un Dio crocifisso per gli uomini? Ci rendiamo conto di ciò che dice il vangelo? Cosa ci fa un Dio sopra una croce? Può veramente esistere una religione fondata su un’azione così assurda da parte di Dio?
Un Dio crocifisso costituisce un ribaltamento di pensiero e idee:è uno scandalo che ci obbliga a rivedere tutte le idee che noi uomini ci facciamo su Dio, supponendo di conoscerlo. Il Crocifisso – è opportuno ricordarlo – non ha né il volto né i tratti che le varie religioni attribuiscono all’essere Supremo.
Il “Dio crocifisso” non è un essere onnipotente e maestoso, immutabile e felice allo stesso tempo, estraneo alle sofferenze degli uomini. Al contrario, è un Dio “incapace” e umiliato che condivide con noi il dolore e l’abbandono…Il tutto fino alla morte. La croce è il punto e momento discriminante: o fa scomparire la nostra fede in Dio, oppure ci apre a una comprensione nuova e sorprendente di un Dio che, fattosi carne della nostra carne, ci ama in modo incredibile.
Di fronte al Crocifisso cominciamo a intuire – come il buon ladrone – che Dio nel profondo del suo mistero, soffre con noi. Si interessa alle nostre miserie, si coinvolge alle nostre sofferenze. Stando alla pagina lucana, non esiste un Dio la cui “vita” trascorre lontano dalle nostre pene, lacrime e disgrazie. Per il semplice fatto che Lui sta in tutti i luoghi di sofferenza del nostro mondo.
Di conseguenza, questo Dio crocifisso non può tollerare una fede frivola ed egoista in un Dio onnipotente al servizio dei nostri capricci e delle assurde pretese. Questo Dio ci mette di fronte – fino allo sfinimento – all’abbandono e alla rinuncia di tante vittime dell’ingiustizia e delle disgrazie. Con questo Dio ci incontriamo quando ci avviciniamo alle sofferenze di qualsiasi crocifisso odierno.
All’inizio della settimana santa, il modo migliore e più autentico di celebrare la Passione del Signore consiste nel riattivare la nostra compassione…Senza questo atteggiamento la nostra fede “scolorisce” e si presta a ogni tipo di manipolazione…
Che il nostro bacio al Crocifisso (durante la celebrazione del venerdì santo pomeriggio) ci proietti sempre di più verso coloro che, vicini o lontani, vivono in perenne stato di sofferenza…