Il basket a Patti è una parola da pronunciare sottovoce. Il movimento quasi non lo vedi, ma c’è. C’è grazie al lavoro oscuro ma prezioso di alcuni appassionati. C’è perché l’anima del basket si chiama Pippo Sidoti. Si respira aria pulita, si lavora in palestra, si collabora per mettere al primo posto l’attività sportiva in favore dei giovani. Sono questi alcuni dei punti fondamentali che hanno sancito l’accordo per migliorare l’avviamento al basket tra le società Sport è Cultura Patti ed EPAKTEN Patti. Alleanza che ha già dato ottimi risultati grazie al lavoro degli istruttori Giovanni Cafarelli, Peppe Costantino e Marco Busco, ovviamente coordinati da coach Sidoti. Un movimento che funziona. Lo sport nella provincia di Messina sembra una contraddizione: nonostante ci sia bisogno di maggiori spazi e di più contributi l’unione tra Sport è Cultura ed Epakten crea nuove opportunità per i ragazzini pattesi. Di fatto hanno tenuto testa a tutti dall’under 20 all’under 14. In più hanno conquistato credito e rispetto. Colmato in meno di due anni un distacco sportivo – agonistico con realtà provinciali che da più tempo praticano centri di reclutamento. Il basket a Patti è una parola da pronunciare sottovoce e intanto la passione si vive in silenzio, un’arrampicata muta fino al secondo posto in classifica nella C/silver, appena un gradino sotto della ricca Zannella Cefalù urlante, e con uno scontro al vertice dietro l’angolo (Costa d’Orlando) che può segnare l’avvio per un altro sogno: serie B. Non è una cosa semplice, anzi gli esami cominciano adesso, sussurrano quelli dello Sport è Cultura. Già domenica 3 aprile si capirà di più: dipenderà solo dai ragazzi di Patti e dalla loro voglia di stupire una regione. Il basket a Patti è tornato, e neanche sembra. Grazie a Sidoti, a Cafarelli, Costantino e Busco. Il basket che loro praticano ha carattere, risorse nascoste, talvolta ha fortuna ma non sempre. Soprattutto, conoscenze e passione. Movimento giovanile che guarda con ambizione alla prima squadra formata da tanti pattesi e da sei under, squadra gregaria e tenacissima, il gruppo dei cuori impavidi. Vite da atleti, intese come filosofia e non solo come ruolo. Poi, certo, la benzina nel motore la deve mettere quel testardo di coach Sidoti, il “giocatore” più importante di tutti. Gruppo di mediani, di travet, di ragionieri. Gente che fa di conto e decide che anche vincere il derby con Costa d’Orlando di uno è il migliore dei successi peggiori. C’è da chiedersi quale sarà il potenziale autentico dello Sport è Cultura Patti, quando torneranno a casa i suoi “limpidi” campioni. Intanto a Patti si tengono stretti i ragazzi attuali, quelli che domenica dopo domenica hanno compiuto un miracolo, e non contenti provano a far crescere il movimento giovanile. Con pochi spazi, con pochi aiuti ma con tantissimo cuore.