L’Italia rimane in deflazione. I dati di marzo di Istat non smentiscono il risultato negativo di febbraio: i prezzi nel nostro Paese continuano a scendere, e non solo a causa della caduta delle quotazioni del petrolio. Nonostante, infatti, la maggiore “responsabilità” del calo sia da attribuirsi, ancora una volta, agli energetici non regolamentati, a destare preoccupazione è l’acuirsi della deflazione dei beni, i cui prezzi scendono a marzo dell’1%, contro la riduzione dello 0,7% registrata a febbraio.
Rispetto allo scorso anno, la discesa dei prezzi permetterebbe, a parità di beni e servizi acquistati, un risparmio di circa 2 miliardi di euro per gli italiani, pari a quasi 90 euro l’anno a famiglia. Nonostante questo importante stimolo, però, i dati dell’istituto di statistica fanno pensare che la spesa delle famiglie sia ancora al palo. Uno stallo confermato dalla caduta delle vendite delle piccole superfici rilevata a gennaio (-2,8%) e dal proseguire del calo dei prezzi nel primo trimestre dell’anno. Il dato deflattivo diffuso oggi conferma in termini numerici anche la flessione della fiducia da parte delle famiglie, che ha portato ad una contrazione della domanda di beni, con inevitabili ricadute sul comportamento delle imprese, improntato alla cautela. Con l’arenarsi della ripresina dei consumi, infatti, le imprese continuino ad abbassare i prezzi per non perdere quote di mercato: un fenomeno evidente anche dal calo del cosiddetto ‘carrello della spesa’, ovvero l’insieme dei beni ad alta frequenza di acquisto, i cui prezzi a marzo accentuano la discesa (-1,1%; era -0,8% a febbraio).
Uno scenario che condividiamo con altri importanti economie d’Europa, data la frenata dei prezzi in Spagna e in Francia, ma che nel nostro Paese – ancora in una fase delicata della ripresa – potrebbe essere molto grave, visto che uno stimolo importante alla crescita del Pil può provenire solo dai consumi, anche perché gli investimenti hanno ancora bisogno di tempo per manifestarsi. L’auspicio è che il prolungamento del QE stabilito dalla BCE possa, nel breve periodo, risollevare un poco i consumi ed i prezzi. Ma non possiamo affidarci solo alla terapia della Banca centrale: c’è bisogno di un intervento mirato a dare un po’ di ossigeno e fiducia alle famiglie, per aiutare la ripartenza della spesa a consolidarsi.