“Avviare interventi appropriati e individualizzati attraverso la rete sociale di ciascun territorio, in particolare gli esercizi commerciali, consentirebbe grandi risparmi e darebbe maggior efficacia a ciascun progetto educativo personalizzato sui giovani autistici in età adolescenziale”: è la proposta che, nella IV Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo istituita dall’Onu, è giunta oggi dal convegno-seminario “Autismo, uno sguardo oltre l’infanzia”, svolto a Rende (Cs) alla presenza di numerosi analisti, psicologi ed esperti del settore che operano all’interno delle Onlus, davanti a oltre 200 persone, in prevalenza docenti.
Gli interventi, finalizzati ad ampliare l’orizzonte di riflessione e d’intervento sull’importante tema delle prospettive di vita degli individui con sindrome autistica, sono stati orientati a verificare proprio le possibilità di inserimento lavorativo. Decisiva, in questo senso, è la prospettiva di “un compagno adulto-tutor” che favorisca l’inclusione sociale dei giovani autistici, soprattutto in età adolescenziale.
I relatori hanno espresso la loro proposta dopo averla sperimentata, attraverso l’esperienza attiva tenuta all’interno di cooperative sociali per le quali prestano stabilmente la loro collaborazione. “Gli esperti di autismo sono convinti della forte esigenza di integrare i giovani autistici nel territorio. Per farlo, è necessario formalizzare un accordo tra le cooperative e i responsabili delle attività commerciali, ad iniziare dai bar o dai pub, che si rendessero disponibili ad accogliere i ragazzi autistici”, ha spiegato Lina Maranzano, fondatrice de “La Case delle Fate” Onlus.
“I responsabili degli esercizi commerciali – ha proseguito Maranzano – verrebbero ovviamente formati dagli stessi operatori delle Onlus. Mentre i ragazzi, almeno all’inizio della loro esperienza formativa e di vita, verrebbero affiancati dai tutor-adulti. I quali, con il tempo, continuerebbero a seguirli a distanza. Sino, laddove sarà possibile, a lasciare i ragazzi ‘soli’ a svolgere l’attività che hanno fatto propria. Perché spesso gli autistici possono vivere nella assoluta normalità, a patto che ciò venga realizzato nell’ambito di suggerimenti e di regole appropriate: quelle che la rete sociale ha sicuramente la possibilità di fornire”.