Scuola: educazione, informazione, psicologia. Un’utenza dove l’erogazione del servizio e’ un problema delicato: gli utenti sono minorenni, bambini in quella elementare, ragazzi alle medie; poi, alle superiori, aspetti didattici a parte, checche’ ne possano pensare molti bacchettoni incluse le nostre leggi altrettanto bacchettone che fissano la maggiore eta’ a 18 anni, abbiamo a che fare con persone pressocche’ adulte (anche se, nella maggior parte dei casi, non lo sono ancora economicamente). Problema delicato che, dal punto di vista psicologico e didattico, dire che e’ drammaticamente deficitario, e’ solo per usare un gentile eufemismo, trattenendosi dal turpiloquio. Stiamo parlando di quelle persone, oggi utenti del servizio scolastico, verso cui, genitori e tutti gli addetti ai lavori e non solo, ci siamo impegnati a consegnare un qualcosa che funzioni e che, tranne casi di disperazione rassegnata e schizoide, siamo impegnati che’ sia meglio di quanto non abbiano fatto verso di noi i nostri genitori. Si chiama evoluzione della specie, progresso, minore dolore e maggiore felicita’, benessere. Difficile in un Pianeta dove ci sono milioni di bambini che muoiono ancora di fame e di stenti ogni anno (e verso cui non abbiamo piu’ neanche l’alibi di esserne poco informati; tanti bimbi muoiono nelle braccia di genitori che nell’altra mano hanno un telefonino perfettamente funzionante). Difficile ma non per questo dobbiamo farci debilitare e scoraggiare e sottometterci al biblico “pensa a chi sta peggio di noi”. Evoluzione. Informazione. Psicologia. In altra parte del nostro web abbiamo informato e commentato su quel ragazzo di dodici anni a cui, in un paesino della Calabria, e’ stata inibita la partecipazione alla gita scolastica perche’ in quella dell’anno prima fu beccato con un preservativo. Decisione di un’autorita’ scolastica che immaginiamo abbia preso questa decisione temendo che questo ragazzino avrebbe potuto stuprare le sue compagne di scuola o -nella versione piu’ soft- indurle ad atti che l’autorta’ non riteneva consoni al contesto educativo scolastico. Non so il caso specifico, ma credo -e lo dico a ragion veduta- che se si va a vedere la memoria cache dei pc, smartphone o tablet usati da questi ragazzi, si troveranno non pochi indirizzi di siti di pornografia. Contro cui non abbiamo nulla di specifico, ma che riteniamo sia meglio considerarla e godersela con cognizione di causa: che sicuramente non nasce dalla oppressione e soppressione delle proprie espressioni e dei propri desideri corporei, nonche’ dalla mancanza di strumenti educativi ed informativi per poterli conoscere e vivere con serenita’. Chissa’ quanti altri casi piu’ o meno simili ci sono e che non conosciamo. Ma potendo ricordare come eravamo noi (classe 1953) a quell’eta’, aggiungendoci l’evoluzione e la globalizzazione dei rapporti interpersonali, moltiplicando per mille gli strumenti di comunicazione e informazione a disposizione oggi, e’ facile immaginare un divario temporale e generazionale piu’ prematuro di quanto noi gia’ pensavamo e facevamo all”epoca (e -parlo del sottoscritto- non facevo parte di bande di giovinastri allupati di una qualche emarginazione economica o culturale o geografica, ma una componente medio borghese di una societa’ bacchettona come oggi, anche se con meno strumenti per poterla comprendere in questi termini di limitazione dell’individuo). Questi utenti della scuola, noti anche come “recettori spugne” per tutto cio’ che non ritengono noioso e possa stimolare una qualche loro sensorialita’, li stiamo facendo manipolare da dei criminali attenti quasi esclusivamente a tutto cio’ che possa portare loro un beneficio immediato (i nasi corti sono all’ordine del giorno) piuttosto che un benessere diffuso, soprattutto per le generazioni in crescita. Come altro potrebbero essere chiamati coloro che ti fanno arrivare la mattina a scuola, quando accompagni il bambino o il ragazzo, e scopri che non c’e’ lezione perche’ ha scioperato quello che apre e chiude il portone? Sono forse diversi da quell’autorita’ del ragazzino calabrese del preservativo? No! Certamente il ragazzino del preservativo c’e’ rimasto male per non poter essere andato alla gita scolastica, mentre quell’altro che non va a scuola che’ trova il portone chiuso e’ contento. Ma oltre il fatto contingente, cosa rimane nella testa di questi due ragazzini? Che il meccanismo di funzionamento della scuola e’ questo. Lo stesso di quando un altro ragazzino, in una delle rare ore di educazione civica (che sui libri non ci sono testi alla bisogna) copia dalla lavagna cio’ che ha scritto la maestra per doverlo studiare, cioe’ che nel 2016 gli Stati dell’Unione Europea sono 18 e che la Croazia e’ tra quelli che sono in attesa di farvi parte dopo aver presentato domanda di adesione (….gli Stati sono 28 e la Croazia e’ membro effettivo gia’ da tre anni). Cosa rimane nella testa di questo ragazzino, e con un solo genitore su 25 che si e’ accorto di questa “lacuna” dell’insegnante ed e’ guardato male da qualche altro genitore perche’ lo ha fatto notare, avendo turbato l’equilibrio di complicita’ di genitori verso insegnanti usati e considerati, piuttosto che maestri, come baby-sitter che parlano una lingua ignota? Nella testa di questo ragazzino rimane -solo quando dopo un po’ se ne rendera’ meglio conto- che c’e’ poco di interessante, coinvolgente (serio, come direbbe un grande) ed e’ tutto un gioco a cercare di farsi meno male, facendo di tutto per esserci il meno possibile per non farsi lambire da questo male. E quando, con questo andazzo, il ragazzino diventa ragazzo, il suo maggiore anelito e’ la fuga. Dove, per come e perche’ non importa. Ma e’ importante fuggire. Anche se non sempre fisicamente, sicuramente svuotando e cancellando cio’ che gli e’ stato inculcato con questo metodo di asssuefazione per la sopravvivenza.
Domani, quando da ragazzi saranno cosiddetti adulti, a parte i piu’ temerari e geneticamente e socialmente recettori di maggiori opportunita’, saranno utenti di tutti gli altri servizi che la societa’ fornira’ loro. Quelli del nostro quotidiano di adulti: pubblica amministrazione, servizi vari e lavoro, tempo libero e tempo occupato, desideri; nonche’ accettazione di continua e peggiorata convivenza con chi, a poche ore di volo d’aereo, continua a morire di fame e di stenti o cerca di vendicarsi del proprio status di malessere su chi li ha e continua a sottovalutarli come parte essenziale della natura; quella natura che, senza anche un solo tassello che funzioni come dovrebbe, va verso la distruzione programmata dai propri carnefici. Gli utenti di oggi saranno gli utenti di domani. E la consapevolezza del proprio dinamismo sinergico o si forgia dall’inizio dell’apprendimento o continua ad alimentarsi come il suo perfetto contrario, la distruzione ambientale, sociale e umana. Per chiudere questa parentesi di elementi di riflessione, guardiamoci allo specchio, muoviamoci in una citta’ in un’ora di punta, andiamo in aeroporto o metropolitana col pensiero a quelli che ci hanno lasciato la pelle. Ma non rassegnamoci. Tornando all’inizio di questo excursus dialogante, per cercare cosa c’e’ che non va e come agire per farsi meno male. A partire da noi stessi, dal cosiddetto nostro intimo…. che tanto intimo non lo è.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc