di Roberto Gugliotta
Ahimid, Sekou e Majambo sognano una vita nuova, ma dentro il loro cuore vivono nel ricordo di storie vecchie. Per venire in Italia hanno dovuto affrontare mille pericoli perché il loro non è stato certo un viaggio di piacere: fuggire da luoghi come Gambia, Mali e Ghana non è mai impresa facile. Ahimid, Sekou e Majambo sognano una vita nuova e oggi vivono questo loro desiderio nella città di Messina grazie a Ettore Sentimentale, il Parroco di San Giacomo che ha sposato il progetto del periodo di sganciamento. Ci sono storie dolorose che, ormai, sono come i ritornelli delle canzonette: potremmo quasi fischiettarli. Ci accompagnano dalla lontana giovinezza: bisogna rivedere certe logiche assistenziali; si deve risolvere prima di tutto il problema della scuola: no, quello della casa; non ci sono ospedali a sufficienza; si deve pensare ai giovani. Ahimid, Sekou e Majambo sognano una vita nuova dopo aver visto tragedie e compagni di sventura morti. Ognuno di loro è una cartina del dolore: genitori persi nel tempo, promesse disattese, mancanza di certezze. Si potrebbe addirittura realizzare un film o semplicemente farne un romanzo dal titolo "Vergogna". Non voglio tediare ripetendo ciò che si dice a proposito di profughi, di accoglienza, di giustizia o di truffe: si preferiscono, in genere, quelli brevi. D’accordo: per cambiare musica non basta, come affermano i tecnici, la volontà politica; è probabile che occorra anche molto denaro. Ahimid, Sekou e Majambo sognano una vita nuova con delle opportunità ma tante volte, per evitare il ridicolo o lo scandalo, basterebbe un po’ di buona volontà, o il comune senso della decenza. Ma poi penso che se i politici prendono in giro noi che li conosciamo bene, figurarsi Ahimid, Sekou e Majambo. Eppure i nostri tre protagonisti non chiedono elemosine né favori: vorrebbero solo lavorare per potersi garantire l’avvenire. Né più né meno quello che invocano tanti precari. In questo siamo tutti fratelli: il disagio ci rende tutti uguali. Ahimid, Sekou e Majambo hanno imparato sulla propria pelle che c’è un cerimoniale che si ripete con una certa frequenza, e provoca qualche disagio non solo al Palazzo, ma anche alla gente comune, che resta disorientata. Ogni tanto il politico di turno, quello a caccia di titoli sui giornali, concede un’intervista, e scatena il diluvio. Esclama che i profughi incassano dei soldi (quando mai), che ci succhiano il sangue (ma per favore)… Il popolo non comprende che è solo propaganda elettorale. Per politici simili le parole sono davvero pietre, e si ha la sensazione che qualcuna possa finire in testa a Ahimid, Sekou e Majambo. Padre Ettore Sentimentale li ospita a San Giacomo ormai da settimane con la speranza che qualcosa di miracoloso accada perché niente è impossibile. Ma siamo pronti all’accoglienza? Costretti ad accettare il confronto, noi ci siamo sempre sentiti invasi da un senso di colpa fastidioso. La frase d’obbligo è questo non è viver civile. Certo, ma chi lo dice, chi lo pretende? E cosa cambia? Noi abbiamo invece continuato a scusarci ed a distinguere da anni. Siamo così presi nel nostro tentativo disperato di innocentizzare il progresso, di semplificarne i problemi, da cercare ancora i colpevoli tra noi, nell’omertà dei politici che possiedono mille volte meno la forza investigativa di una polizia che pure da anni sta uscendo regolarmente sconfitta dalla guerra al razzismo. In realtà la vera cosa da denunciare adesso, il vero coraggio da trovare è proprio quello di ammettere di non essere in grado di arginare quello che la vita produce. E’ chiaro che molti sono anche i problemi veri. Gli immigrati, i profughi, hanno in parte cambiato il vecchio tran tran della città. Ma non c’è niente di profondamente siciliano, i problemi sono quelli che attraversano tutte le altre città italiane ed europee. C’è stata però una violenta accelerazione di massa nella volontà di risolverli. Messina non si fida più dei suoi amministratori, dei suoi tutori, della sua classe dirigente. Non c’è uno sfascio in atto, ma c’è la sensazione netta che chi deve guidare il convoglio non sappia dove portare i cavalli e scelga spesso le strade sbagliate. Ahimid, Sekou e Majambo hanno scelto di vivere in questa città. Hanno scommesso che il futuro è qui, adesso. Per dirla come padre Ettore oggi è tempo di quaresima, sottile, oscuro ma spesso importante per chi ha fede. E’ il tempo del sommerso, di bilanci che non sono ancora bilanci ma che vanno a ogni costo indovinati. C’è più verità nel Vangelo che in qualunque altro libro, e non conosco testi altrettanto sconvolgenti. Gli ultimi saranno i primi: niente male, come idea rivoluzionaria. Vero padre Ettore?