Immigrazione, espressione di un mondo globale

I fenomeni migratori rappresentano infatti una delle espressioni più significative del mondo globalizzato, creano dinamismo lavorativo e sociale, pongono nuove sfide al concetto di integrazione che spesso, quando passa dalla teoria alla pratica, perde di “appeal” e finisce per sbiadire.
I numeri raccontano un’Italia che da decenni, almeno dagli anni Settanta, è cambiata passando da paese di emigrazione a paese di immigrazione: con fatica, con politiche contrastanti, con il passo rimasto spesso indietro rispetto alla portata dei cambiamenti vissuti e lo sguardo offuscato da stereotipi difficili da superare. E proprio i numeri diventano un punto da cui ri-partire per analizzare e comprendere il fenomeno delle migrazioni al di là delle strumentalizzazioni di parte, dei proclami allarmisti, dei facili pietismi.
La politica? In parte è ancora schizofrenica, L’opinione pubblica è colpita soprattutto dai flussi di ingresso irregolari. Anche qui, pochi numeri servono a fare chiarezza. In realtà gli arrivi via mare, che attraverso gli “sbarchi” catalizzano l’attenzione dei media, rappresentano il fenomeno più visibile ma non il più consistente.
I numeri – che sono sempre utili per fare chiarezza contro facili strumentalizzazioni di parte – rivelano soprattutto l’urgenza di una sfida non più futura ma attuale e presente: considerare gli immigrati come nuovi cittadini, parte essenziale di una comunità globalizzata, intrecciata, metafora e rappresentazione umana della Rete tecnologica. Il messaggio dei numeri in fondo è uno solo: ripensare, finalmente, la cittadinanza.