Secondo il Misery Index di Confcommercio (Mic) di marzo 2016, l’indice del disagio sociale si è attestato su un valore stimato di 18,3 punti, in discesa di sei decimi di punto rispetto a febbraio. Il deciso ridimensionamento, che riporta il MIC sui valori di fine 2011, è imputabile sia alla frenata rilevata per i prezzi dei beni ad alta frequenza d’acquisto, sia alla riduzione della disoccupazione. Questo dato si inserisce in un contesto congiunturale ancora caratterizzato da andamenti altalenanti che rendono discontinuo il recupero dei livelli occupazionali .A marzo il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato all’11,4%, in calo di due decimi di punto rispetto a febbraio e di un punto percentuale su base annua. Il numero di disoccupati è diminuito di 63mila unità rispetto al mese precedente e di 274mila unità nei confronti di marzo 2015. Il numero di occupati è aumentato di 90mila unità rispetto al mese precedente e di 263mila nei confronti dello stesso mese del 2015. Nel mese di marzo, dopo un bimestre, le ore di CIG autorizzate sono tornate a diminuire (-15,3% rispetto allo stesso mese del 2015). Questa tendenza è imputabile sia alla componente ordinaria che a quella straordinaria. Sulla base di questa stima si è calcolato che le ore di CIG utilizzate – destagionalizzate e ricondotte a ULA siano diminuite di 26mila unità su base mensile e di 30mila unità su base annua. Anche a marzo il numero di scoraggiat stimato in contenuto aumento. Il combinarsi di queste dinamiche ha comportato una diminuzione del tasso di disoccupazione esteso al 15,1%. Nello stesso mese i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono diminuiti dell’1,1% (-0,8% a febbraio). In considerazione di una possibile attenuazione, nei prossimi mesi di questa tendenza, in virtù del recupero dei corsi delle materie prime petrolifere, è necessario, per il proseguimento del processo di ridimensionamento dell’area del disagio sociale, che i segnali di miglioramento del mercato del lavoro si consolidino, favorendo il riassorbimento non solo dei disoccupati ufficiali, ma anche di quella fascia di persone che, pur disposte a lavorare, si tengono ai margini del mercato.