Sì, proprio la politica del gambero quello che cammina all’indietro: l’immagine ci viene in mente se analizziamo i dati delle indagini eseguite dalla Fondazione Foresta Onlus nel 2015-2016 in materia di uso del preservativo nei rapporti sessuali tra giovani: su oltre 2000 giovani emerge appunto che oltre il 40% degli intervistati riferisce di avere rapporti liberi…. pur essendo noto che l’80% delle infezioni da Hiv avvengono attraverso rapporti sessuali non protetti… per non parlare di altre malattie e delle gravidanze non desiderate che, secondo l’Aogoi (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), pur in trend di diminuzione, almeno 20.000 in un anno potrebbero essere evitate se fossero usate le dovute precauzioni, preservativo incluso. Da dove parte questo gambero? Dalla scuola è ovvio. Cioè da quello che nella scuola non c’è, l’informazione e l’educazione sessuale, fin dai primi anni di scolarizzazione. E se fino a qualche decina d’anni fa i primordi di questa bella funzione del proprio corpo e dei propri sensi erano patrimonio di istruttive riviste passate sottobanco, oggi basta un computer e un amico un po’ più grande che ti dà istruzioni e…. costa meno, ci sono meno pericoli di essere cuccati dai grandi, e il tutto e’ piu’ istruttivo, immediato ed esplicito. Si chiama pornografia, una delle aziende piu’ floride dell’economia mondiale, tra le piu’ gettonate e, nella fattispecie di quanto noi discerniamo in queste righe, tra le piu’ utili.
Ma, al di là della pornografia e della sua massiccia diffusione di cui ne siamo lieti per loro e i loro utenti, c’è qualcosa che ci turba. Ed è il dover continuare ad affidare alla piu’ o meno clandestinità dell’approccio alla pornografia l’informazione ed educazione sessuale per chi non sa quasi nulla, se non fugaci intuizioni da discorsi carpiti a metà ed a bassa voce da genitori e adulti in generale.
Scuola = Zero. Questo e’ il problema. Come e’ altrettanto “Zero” per l’alimentazione, e molto vicino allo Zero per musica e ginnastica.
Scuola italiana, ovviamente. Non certo scandinava o nordeuropea. Quella dove mandiamo i nostri figli che, quando hanno raggiunto una certa autonomia nell’uso del computer, se non sono molto scaltri e furbi ed andiamo a dare una sbirciatina nella cronologia di queste macchinette, ne vedremo delle belle.
Cosa ci si puo’, di conseguenza, aspettare dall’approccio di questi ragazzi a sesso, procreazione e pericoli di malattie varie? Nè più nè meno i numeri da cui siamo partiti in questa nostra esternazione/riflessione. Numeri che crescono per chi non usa il preservativo e che potrebbero essere molto meno per quanto riguarda gli aborti. Il “bello” di questa presa d’atto è che i responsabili di questa situazione sono in gran parte tra coloro che sono contrari alla diffusione capillare e infantile della contraccezione e della cultura dell’aborto come estremo rimedio. I medici obiettori sull’aborto sono come un fiume in piena e costante crescita, i centri di informazione sulla contraccezione non fioriscono sul nostro territorio e, ovviamente, quando ci sono, non vengono utilizzati da ragazzini da 9-10 in poi.
Quindi, la funzione della scuola sarebbe fondamentale. Ma, per l’appunto, sarebbe. Perchè per il momento ai ragazzini si fanno imparare a memoria i fiumi, per esempio, del Molise, o come si vestivano le donne etrusche, ma per le “pugnette”, e qualcosa di meglio e di più …. non se ne parla neanche.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc