
Definire il limite della politica messinese? E’ diventato uno sport estremo. La caccia al consigliere comunale, quasi una goliardica sfida. C’è chi vede in questo gioco una specie di rivoluzione francese. Ma anche una sorta di vendetta degli esclusi. In qualunque modo la pensate mi auguro che il numero dei politici indagati, davvero impressionante, corrisponda in futuro a una città più ordinata e meno precaria. E al tempo stesso m’interrogo se abbia ancora senso reclutare i consiglieri così? La politica punta alla ripresa, ma i cittadini non possono scegliere i propri rappresentati se hanno le mani legate. Epperò, è pur vero che Accorinti con questo “sistema matassa” è diventato sindaco. Un bel dilemma, no? Tuttavia occorrerebbe indagare di più. Messina città dai mille paradossi. Credo che per tutelare gli interessi dei cittadini si dovrebbe essere scelti per altri requisiti, a esempio l’esperienza e la propria storia professionale, come in qualsiasi altra “assunzione”: per molti il consiglio comunale è l’unico lavoro. Non si può mettere sullo stesso piano una candidata che già lavora e le ragazzine appena diplomate. Un altro aspetto del concorso “Consiglio comunale”, di notevole ricaduta sociale, è il nomadismo degli aspiranti consiglieri: se vuoi avere possibilità devi pescare voti nei quartieri cosiddetti a “rischio”. E allora come la mettiamo con l’esercizio della democrazia? Ora con tutto il rispetto che porto alle istituzioni non è se i voti a Giostra o Santa Lucia li prende Accorinti sono voti puliti e se li incassa David o Capurro inquinati… Però non si possono ignorare le enormi differenze che ancora permangono tra zona nord e sud. Si parla sempre di formazione, ma a quella degli amministratori pubblici chi pensa? Come prepararli e sceglierli meglio? Non conosco neppure uno degli esperti che il sindaco ha scelto per far fare il salto di qualità ai messinesi… mi piacerebbe che avendo fallito la mission si dimettessero per onestà. E con loro sindaco e Giunta. Ma questo sarebbe sognare a occhi aperti. Oggi la politica locale riesce a occuparsi dei giovani in modo abbastanza parziale e diseguale, sia come assistenza sia come numero di opportunità, ricordo quello che mi disse in proposito Nina Lo Presti sulle pari opportunità di Accorinti… ma siamo a Messina no? Qualcuno a inizio mandato mi bacchettò per i pregiudizi che avevo espresso su Accorinti… oggi posso tranquillamente sostenere che avevo ragione (scusate l’arroganza). Credetemi, bisogna rivalutare il rapporto educativo nel senso più vasto del termine, e allo stesso tempo riqualificare il mestiere di insegnante partendo dai valori. Dunque non è solo una questione di soldi e potere. No, anche di equità professionale. Oddio, ma è un quadro apocalittico. In fondo rispecchia l’immagine di questo esercito di candidati in cerca di sistemazione politica. Mi chiedo come potranno essere corretti in modo serio un “popolo” di tengo famiglia. Ci scandalizziamo per lo scambio di voti ma in altri luoghi definiti sacri accade di peggio. Però una speranza esiste. Quale? Anche se lo scenario fa rabbrividire, anche se ci si avvicina allo sfacelo, a volte il mondo della politica come quello sociale viene riscattato dall’impegno personale, dal sacrificio individuale e delle famiglie. Peccato che l’impegno personale debba colmare vuoti istituzionali. Chi controlla chi. Chi educa chi. Educare, nella nostra cultura, resta un atto più a libera interpretazione che concreto. Come nella vita da consigliere comunale: si pensa che essere un politico locale significhi avere molte ore libere a disposizione, quasi un’occupazione dimezzata. Non è più così. Ma fatelo comprendere a questi eterni ragazzini. A denti stretti: sapete di cosa avrebbe davvero bisogno Messina? Di essere amministrata sul serio da politici che considerano la politica un fine e non un mezzo. Qualcosa però ad Accorinti dev’essere capitato, e anche al suo cambiare Messina dal basso. Lo dico da lontano, con tristezza, perché si attenua la "diversità" del sindaco scalzo. Non perché perde consensi, oltre che pezzi, ma perché le reazioni alle sconfitte sono banali: aggredire gli oppositori, insultare gli amici di un tempo. Per me Accorinti prima maniera potenzialmente valeva Marco Pannella. Ma se è vero che da tre anni non riposa, la città deve provvedere. Personalmente, non m’importa nulla del futuro del sindaco, penso a tutti quelli che stanno morendo di fame e spero che abbiano un futuro loro. Nonostante tutto.
Claudio Andò