Il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo sulla prima pagina del Corriere della sera del 29 maggio lancia l’allarme sulla chiusura dell’unica libreria di Taormina, la località turistica più famosa del Sud, la storica tappa del “Grand Tour” di Wolfgang von Goethe: “Quando chiude una libreria tutti perdiamo qualcosa”. Certamente per uno che passa quasi sempre una parte del sabato pomeriggio in una libreria dei Navigli milanesi, la chiusura di una libreria fa un certo effetto. Peraltro, mesi fa ha chiuso anche qui una storica libreria in corso San Gottardo nel ticinese milanese. E’ da troppo tempo che il libro, ma tutta la carta stampata sono in crisi. Ogni tanto saltano fuori statistiche dove emerge che gli italiani leggono poco e in particolare al Sud. Tempo fa in tv mentre si commentava il grave episodio in un comune calabrese dove una candidata del Pd ha dovuto rinunciare perchè minacciata dalla criminalità locale, perfino un funzionario della polizia sottolineava che nel Sud, la lettura, la cultura e quindi tutto quello che ruota intorno, non vale niente.
Anni fa ho letto un articolo dello scrittore Ferdinando Camon che mi colpì molto per la sua scandalosa provocazione. Il titolo era, “Se non leggi non vivi”. Camon s’interrogava sul perchè bisognava leggere, che cosa significa leggere e cosa significa non leggere. Tra l’altro fa una riflessione utile per capire il funzionario di polizia,“la lettura è una vaccinazione, – secondo Camon – chi non legge non si vaccina. Le malattie contro le quali agisce questa vaccinazione sono l’ignoranza, la disinformazione, il disinteresse per la vita politica, l’asocialità. Sono malattie gravi. Le conseguenze di queste malattie gravano sulla società. La società ha interesse a sconfiggere queste malattie, come ha interesse a sconfiggere il vaiolo o le altre malattie endemiche […]”. In un crescendo sempre più nella provocazione Camon chiude scrivendo che,“colui che non legge non può essere un buon figlio, o buon padre, o marito, o cittadino, o buon elettore. Vota male perché è ingannabile, decide male per sé e per i figli, esprime giudizi disinformati, è un danno per la democrazia”. (Ferdinando Camon, Se non leggi non vivi. 5. 5. 2010 Avvenire).
Probabilmente le tesi di Camon possono apparire estreme, liquidatorie, soprattutto quando scrive che“sono i libri che ti raccontano e ti spiegano la vita degli altri, tuoi contemporanei o tuoi progenitori. Leggendo, con-vivi con la vita di tutti. Non-leggendo, ti separi da tutti, non li raggiungi più, ti perdi. C’è un numero altissimo di italiani che non leggono nemmeno un libro all’anno: non sono italiani, non sono europei, non sono in collegamento con l’Italia o con l’Europa, non sono in collegamento nemmeno con l’umanità. L’umanità è un intreccio di miliardi di vite, che toccandosi si scambiano informazioni, domande, risposte, scoperte, dubbi. Lo fanno per mezzo della lettura. Chi non legge, non partecipa a questo scambio, ne resta fuori, si esclude dall’umanità. L’umanità parla a tutti, tranne a coloro che non leggono”. (Ibidem).
A questo punto come non pensare alla nostra scuola italiana che non ti aiuta a studiare, lo scrive da tempo la professoressa Paola Mastrocola nei suoi libri. Nella scuola italiana è scomparso il libro, l’idea di studio, sostiene la professoressa.
Ma la colpa di tutto questo non è dei giovani, é degli adulti, degli insegnanti, che a parole con molta ipocrisia fanno finta di affermare il valore della lettura, ma poi sono i primi a non leggere niente.“Il libro di fatto, non esiste più nella nostra vita[…] ci siamo costruiti una vita in cui leggere è impossibile, impensabile, inattuabile”.I nostri figli sono stati educati a vivere senza libri, al massimo se c’è viene tenuto per bellezza nelle nostre eleganti biblioteche.
Ritornando al caso della libreria di Taormina, sembra che il giornalista del Corriere conosca i motivi della chiusura. Ma visto che stiamo affrontando temi socioculturali vorrei lanciarne qualche altro a proposito della“Perla dello Jonio”. Per la verità l’avevo fatto qualche anno fa, facendo delle considerazioni in merito alle difficoltà che stava avendo il mio amico padre Salvatore Sinitò nel promuovere la missione evangelizzatrice in quel territorio. Visto che ogni pastorale religiosa ha anche una valenza socioculturale, esprimevo delle riflessioni sull’ambiente taorminese senza voler giudicare i singoli. Peraltro ricordavo che avevo trascorso quasi dieci anni nel territorio taorminese essendo insegnante e quindi operante sul territorio.
Sostanzialmente ponevo degli interrogativi sulla vita taorminese, prima di tutto a me stesso. Come mai in un centro così conosciuto in tutto il mondo, con una ricezione alberghiera tra le più rinomate del globo, non esiste una radio degna di questo nome, (ricordo un particolare, per essere intervistato, l’ex sindaco e professore Mario Bolognari venne da noi a Raj Stereo Sound di Sant’Alessio) una televisione (l’unica emittente ha sede nella riviera jonica e peraltro pecca molto di “provincialismo”, per non dire altro), non esiste un giornale, addirittura, forse non esiste un sito internet all’altezza della città. E che dire dell’edicola di Castelmola dove ogni mattina arrivavano solo 3 quotidiani, per giunta di una sola testata, per la precisione, La Sicilia di Catania. Ricordo che allora un lettore mi criticò aspramente sui socialnetwork rasentando il delirio perchè avevo osato trattare Taormina alla stessa stregua di un Burkina Faso qualsiasi. Tuttavia le mie erano soltanto degli interrogativi che ponevo e continuo a porre oggi, anche se non so se nel frattempo, in questi ultimi anni, sia “sbocciato”, sia nato qualcosa in più, ma temo di no visto che perfino il Corriere della Sera ricorda ai suoi lettori che sta chiudendo uno spazio culturale come la libreria di Bucolo .
Domenico Bonvegna
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