Militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Firenze hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro d’urgenza emesso dal Tribunale di Lucca nell’ambito di un procedimento per l’applicazione di misure di prevenzione antimafia, su proposta della Procura della Repubblica di Firenze – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo – Giuseppe Creazzo. L’intervento odierno si inserisce nell’ambito di un’articolata indagine a carattere patrimoniale che ha interessato la posizione di un pregiudicato lucchese (R.P. di 68 anni) – già esercente l’attività professionale di avvocato e condannato, con sentenza divenuta definitiva nel 2008, per associazione per delinquere di stampo mafioso e riciclaggio, in quanto coinvolto nei traffici illeciti perpetrati dal clan “Prudentino” della Sacra Corona Unita -, nei cui confronti è in corso, presso l’A.G. lucchese, un procedimento per l’applicazione delle misure di prevenzione antimafia di cui al D.Lgs. 159/2011. Nel corso degli approfondimenti investigativi svolti, i finanzieri del G.I.C.O. hanno proceduto alla ricostruzione degli investimenti patrimoniali e societari che, dal 1985, il menzionato R.P. ha posto in essere, anche mediante il ricorso ad una fittizia intestazione ad altri 6 familiari nonché “uomini di fiducia” nel ruolo di cd. prestanome. Tale attività ha consentito di accertare la disponibilità diretta o indiretta in capo al citato professionista di un patrimonio – che secondo le ricostruzioni effettuate, già nel 1993 era stimabile in oltre 30 miliardi delle vecchie lire – complessivamente sproporzionato rispetto alla irrisoria capacità reddituale sua e dei propri familiari. Le risultanze così ottenute sono state raffrontate con i numerosi procedimenti penali nei quali il citato avvocato è risultato coinvolto negli ultimi 30 anni in varie sedi giudiziarie (Toscana, Lazio, Sicilia, Veneto e Friuli Venezia Giulia), prevalentemente per reati fiscali e fallimentari connessi alla gestione di molteplici attività imprenditoriali (principalmente immobiliari ed agrituristiche) allo stesso riconducibili. A esito di tale ricostruzione, da un lato è stato quindi accertato come lo stesso professionista abbia investito le risorse accumulate nel tempo – sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati – in una “holding” aziendale intestata a terzi “prestanome”, attualmente attiva nella provincia di Lucca; dall’altro lato sono state rilevate, fin dalla costituzione delle società, manovre volte, in prima battuta, a cercare di frapporre ostacoli alla riconducibilità dei beni in capo allo stesso e successivamente alla loro dispersione. Dette azioni hanno indotto il Tribunale di Lucca a ritenere concreto il pericolo che i beni di cui si prevede debba essere disposta la confisca ai sensi della normativa antimafia vengano dispersi, sottratti o alienati e, quindi, a disporre con il provvedimento odierno il sequestro d’urgenza, di 5 aziende, aventi rispettivamente sede a Lucca e a Roma, nel cui patrimonio si rilevano 10 unità immobiliari di pregio, 74 terreni – di rilevante superficie e taluni anche edificabili – nonché di n. 2 autovetture di grossa cilindrata ed altre risorse finanziarie, per un valore complessivo stimabile in circa 17 milioni di Euro.