Chiusi i termini di presentazione delle domande di mobilità, è già tempo di resoconti: le prime stime ufficiali ci dicono che sono state circa 100 mila le domande prodotte dai docenti assunti con le fasi B, C e D previste dal contratto di mobilità 2016 sottoscritto dal Miur con i sindacati più rappresentativi. Circa la metà di questi insegnanti sono rappresentati dai neo-immessi in ruolo con il cosiddetto piano di “potenziamento” previsto dalla Legge 107/2015, che nella gran parte dei casi sono stati collocati nella stessa provincia dove erano situati all’interno delle Graduatorie ad Esaurimento: però ora, attraverso la collocazione definitiva della sede di servizio, per molti di loro si prevede un destino ben diverso e sicuramente meno agevolato, nel senso che è molto probabile che saranno costretti a cambiare scuola e spesso anche provincia.
Questi insegnanti, infatti, saranno gli ultimi ad essere collocati dal “cervellone” telematico del Ministero sui posti rimasti liberi. Perché in base a quanto previsto dal Contratto collettivo annuale sulla mobilità, prima di loro verranno collocati gli assunti sino al 2014, dopo toccherà agli immessi in ruolo nelle fasi precedenti, quindi 0, A e B, con quest’ultimi che potrebbero stavolta consumare una sorta di rivincita, dopo che nell’autunno scorso, in oltre l’80 per cento dei casi, hanno dovuto fare le valigie per accomodarsi in una scuola distante anche mille chilometri dalla residenza o dalla provincia dove erano collocati nelle GaE.
E chi non troverà una collocazione su posto, finirà nella “centrifuga” degli ambiti territoriali e della chiamata dei presidi, previsti dal comma 108 della Buona Scuola. Come ricorda oggi la rivista Orizzonte Scuola, a salvarsi saranno solo “i docenti assunti entro l’a.s. 2014/15” che avranno avuto la fortuna di aver trovato un posto libero “nel primo ambito scelto. Dal secondo ambito in poi l’assegnazione sarà su ambito territoriale. Il che significa entrare nel giro della chiamata diretta, attendere la convocazione da parte di un Dirigente Scolastico, avere un incarico triennale, sperare nella stabilità nel PTOF altrimenti si potrà ricominciare a girare tra le varie scuole. Senza parlare dell’incubo assegnazione d’ufficio, e non conosciamo ancora neanche i criteri, nel caso in cui non ci sia l’incontro idilliaco tra esigenze della scuola e curriculum dell’insegnante”.
Il destino appare segnato, in primis, per i docenti delle “classi di concorso in sofferenza, e molto probabilmente per alcuni docenti che pure quest’anno hanno potuto svolgere l’anno di prova e formazione nella propria provincia”: il rischio esodo per questi insegnanti, appare altissimo. Al momento, inoltre, appare improbabile che possa essere scongiurato dalla sequenza contrattuale, ancora in alto mare, dopo che sono da tempo scaduti i termini dei 30 giorni entri i quali doveva essere definita.
“Anche le assegnazioni provvisorie, ultima ciambella di salvataggio per i neo-assunti, che grazie anche alle insistenze dell’Anief potranno presentare domanda in deroga il vincolo legislativo triennale, nelle intenzioni del Miur dovrebbero essere assoggettate agli ambiti territoriali”, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “E finire dentro gli ambiti non sarà proprio un bel risultato professionale: perché significa avere una destinazione triennale provvisoria, al termine della quale toccherà al dirigente scolastico decidere se il docente avrà meritato la conferma o meno. Una condizione che per tutti gli assunti del ‘potenziamento’ è già prevista dalla Buona Scuola, ma a cui ora si aggiunge la spada di Damocle del probabile trasferimento coatto, che anche stavolta – conclude Pacifico – avverrà in automatico con l’algoritmo del Ministero dell’Istruzione”.