L’Antitrust ha fatto una indagine sul trasporto pubblico locale, partendo dal presupposto che il settore sia arretrato e in perdita, con introiti che coprono appena il 30% dei costi ed un uso molto limitato da parte dell’utenza (14,6%). E ha indicato le “ricette” per venirne fuori: a fronte di un mercato per l’affidamento (gare) e mercato per la gestione (concorrenza) scarso o inesistente, l’Autorità auspica migliore qualità con risvolti economici ed ambientali, migliore offerta rispetto alle esigenze dell’utenza, fine dei conflitti di interesse con le società partecipate che gestiscono i servizi. Una sorta di libro dei sogni, quindi. Come, purtroppo spesso accade per gli interventi di questa Autorità che agisce a garanzia del mercato e della concorrenza. Libro dei sogni perchè, pur se il lavoro dell’Agcm dovrebbe servire al legislatore ed all’amministratore per agire di conseguenza, quasi sempre rimane come una generica linea di indirizzo o -peggio- una litania che viene utilizzata per giustificare azioni e iniziative che sono il perfetto contrario. Motivo? Il regime dei partiti, che imperversa a livello locale, regionale e nazionale. Senza eccezioni per destra e sinistra, con l’aggiunta dei sindacati che, credendo di garantire in questo modo il lavoro dei loro iscritti, opponendosi spesso a ogni innovazione che abbia a che fare col libero mercato, stracciano nell’immediato i diritti degli utenti e, a più lungo respiro, il mercato del lavoro (il binomio concorrenza=lavoro viene considerato una sorta di mostro ammazza redditi e lavoratori). Regime dei partiti che non ha nessun interesse a modificare lo status quo, perchè è su quest’ultimo che alimenta una propria sopravvivenza basata su clientelismo, sistemazione dei propri accoliti nelle posizioni di potere e sottopotere, sia nella partecipate che gestiscono i servizi che negli organismi politici decisionali regionali, locali e nazionali. Siamo eccessivi? Non crediamo. Ne abbiamo viste talmente tante in questi ultimi decenni e su tutto quello che in materia di mercato e concorrenza e’ stato ribadito dall’Antitrust (indagini multe, ordinanze, etc), e tutte disattese, che non abbiamo elementi per potere sperare nel contrario. Un esempio: il confronto tra i candidati a Sindaco di alcuni importanti Comuni come Roma. E’ di ieri la notizia che i due contendenti (M5S e Pd) hanno giurato che di privatizzazione del trasporto pubblico locale nella capitale non se ne parla neanche, ma riforma di qui e riforma di la’, efficienza di qua ed efficienza di la’, tagli di qua e tagli di là… cioè niente che abbia a che fare con le analisi e le motivazioni che hanno portato l’Antitrust al documento diffuso oggi. I voti di quelli che campano intorno all’Atac sono tanti e sembra che sia faticoso (o difficile per ignoranza) far capire loro che il posto di lavoro si difende e si amplia rivoltando il marcio e non rammendando i buchi. Lunga vita all’Antitrust, quindi. Ma solo per sognare. Che gli utenti e i cittadini ne facciano tesoro quando vanno a votare, quando si esprimono in ogni luogo pubblico o privato, attraverso i media o nei propri posti di lavoro. L’Antitrust auspica un opera di cambiamento per modificare le marci radici del sistema… ma per ora il regime vince sul sistema, controllandolo e drogandolo.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc