CapitaleMessina sulla discarica di Pace

A proposito dell’impianto di Pace, a differenza dell’Amministrazione, abbiamo il dovere di chiamare le cose col loro nome: la Giunta Accorinti passerà alla storia per aver reso possibile la realizzazione di una vera discarica, perché di quello si tratta, in un’area urbana della città, per giunta soggetta a vincolo ZPS (Zona di Protezione Speciale).
Al riguardo i Magistrati del TAR avranno avuto le loro buone ragioni nel dare il via libera, però risulta difficile comprendere perché per fare un semplice gazebo venga richiesta la redazione della Valutazione di Incidenza Ambientale, mentre nulla di tutto ciò occorra per realizzare una discarica in una valle attraversata da un corso d’acqua e sotto una collina di sabbia e ghiaia.
Risulta chiaro che, al di là delle ragioni puramente ambientali, nell’area sussistono problematiche geomorfologiche e idrauliche che avrebbero dovuto sconsigliare, ab initio, l’avvio del progetto e ci sorprende a tal proposito come l’opera possa avere avuto il nullaosta del Genio Civile.
Evidentemente Messina è una città che facilmente dimentica, così come troppo facilmente si è dimenticata della discarica di Portella Arena, della sua pericolosità e dei danni ambientali che ha provocato!
Riteniamo di poter sostenere che un’Amministrazione coscienziosa, piuttosto che continuare ad affermare che non si tratta di una discarica, potrebbe trattare la limitazione del progetto, facendorealizzare una vasca funzionale all’emergenza, proponendo alla Regione un formale impegno di bonifica dell’intera area non appena saranno pronti gli inceneritori che dovrebbero mitigare il problema rifiuti in Sicilia.
Ed a proposito di inceneritori si o no, noi preferiamo ragionare sui numeri, anziché sugli slogan! I messinesi producono circa 125.000 tonnellate di rifiuti anno (250.000 abitanti x 500 kg/ anno).
Se, come ipotizzato sulla stampa dal direttore tecnico di Messinaambiente Lisi, il 40% dei rifiuti sarà raccolto in modo differenziato, residuerà una percentuale del 60% di indifferenziato (inorganico, sporco, indifferenziabile), pari a 75.000 tonnellate, che andrà direttamente in discarica.
Del 40% differenziato, 50.000 tonnellate circa, il 25% di frazione organica pari a 12.500 tonnellate andrà al biodigestore (perchéil biodigestore anaerobio tratta solo la frazione organica), quindi il biodigestore contribuirà alla soluzione del problema rifiuti solo per un 10% del complessivo.
Il restante 30% della differenziata, pari a 37.500 tonnellate di vetro, carta, plastica, metallo e altro, dovrebbe essere collocato sul mercato del riciclo che in Sicilia non esiste e quindi per le frazioni più convenienti si provvederà a spedirlo fuori, in continente, annullandone i vantaggi economici, mentre il resto andrà in discarica come avviene adesso.
In definitiva non meno di 100.000 tonnellate/anno di rifiuti verranno smaltiti in discarica come tal quale. E come risultato non ci sembra un granché.
E’ evidente che tutto questo comporterà un risparmio, in assenza di costi di conferimento in discarica e abbattendo il trasporto.Ma avverrà nel modo meno sostenibile dal punto di vista ambientale, lasciando cioè in eredità i nostri rifiuti alle future generazioni, che pagheranno i costi delle scelte di una Amministrazione che si professa ambientalista.