Ti seguirò dovunque tu vada

Lc 9,51-62

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". E Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo". A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre". Gli replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio". Un altro disse: "Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio".

di Ettore Sentimentale


La pericope offerta alla nostra riflessione per questa settimana ricopre un ruolo vitale all’interno del racconto lucano. Per due motivi: inaugura la lunga sezione del viaggio (9,51-19,48) che si concluderà a Gerusalemme e nello stesso tempo ribadisce che la “sequela” per il 3° evangelista rappresenta il cuore della vita cristiana. È una parte irrinunciabile e decisiva.
Per aiutare i suoi lettori (di ieri e di oggi), a cogliere l’importanza vitale del discepolato all’interno delle comunità, Luca compone il trittico del brano in oggetto. Prima di addentrarmi nella descrizione delle relative metafore, debbo premettere che le immagini utilizzate da Gesù sono alquanto dure ed esagerate, perché servono a provocare una risposta radicale che inquieta la coscienza.
Il trittico evangelico (così come avviene per lo stesso genere di composizione artistica) poggia su un orizzonte comune, un filo sottile che lega i vari quadri, riconducibile alla ferma volontà di Gesù di attorniarsi di un gruppo di seguaci profondamente consapevole e responsabile delle proprie decisioni. Al Maestro non interessa minimamente il numero eccessivo di consensi, quanto la rinuncia di qualsiasi falsa sicurezza e la libertà d’animo di coloro che decidono di seguirlo. La prospettiva evangelica insiste molto sui preliminari della sequela: è necessario porsi la domanda e darsi una risposta onesta e convincente prima di intraprendere il cammino assieme a Lui.
Primo quadro. Uno dei compagni di viaggio si sente così attratto da Gesù da presentarsi spontaneamente a Lui per dirgli il suo proposito: “Ti seguirò ovunque tu vada”. Il Maestro lo riporta subito con i piedi per terra, facendogli prendere coscienza di ciò che sta dicendo, senza per questo sminuire la portata del desiderio dell’interlocutore: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo".
Seguire Gesù è un viaggio senza ritorno, un’avventura “radicale”, perché egli non offre alcuna sicurezza o alcun tipo di benessere. Non promette denaro o potere. Seguire Gesù è “vivere alla giornata”, escludendo qualsiasi fortuna o il desiderio (inconsapevole talvolta) di rifugiarsi nella religione.
Desiderare una Chiesa meno potente e più vulnerabile non è una disgrazia (come tanti purtroppo pensano!), ma la cosa migliore per purificare la nostra fede e poter contare unicamente in Lui. Speriamo che le innumerevoli “bacchettate” di papa Francesco in questa direzione abbiano qualche effetto…
Secondo quadro. Un altro della “compagnia” è disposto a seguirLo ma gli chiede di poter “seppellire prima il padre”. Nessun ebreo può sorprendersi di tale richiesta, visto che si tratta di un dovere religioso importantissimo. La risposta di Gesù è sconvolgente: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio". In tale formula non si nega il rispetto ai propri cari (defunti) ma si pone l’accento sull’urgenza di aprire nuove strade al Regno lavorando per una vita più umana. Niente e nessuno può rimandare, reprimere o bloccare il nostro autentico coinvolgimento in tale direzione. I “morti” possono dedicarsi in altro modo all’incremento del regno di Dio, mentre noi non possiamo esimerci dal cercare e spendere le nostre energie per l’avvento del regno di giustizia, amore, libertà, pace…
Terzo quadro. Al terzo arrivato che vuole salutare la famiglia prima di mettersi in cammino con Lui, Gesù obietta: "Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio". È inconcepibile seguire Gesù guardando indietro…non è possibile battere strade nuove del Regno di Dio rimanendo incollati al passato. Lavorare al progetto di amore del Padre richiede totale dedizione, abbandono nelle Sue mani e coraggio per camminare sulle orme del vangelo.