Assunti, licenziati, assunti, licenziati. E così ancora per anni e anni, anche per decenni. Ora, però, il tribunale dice che è una procedura scorretta quella adottata dallo Stato italiano nei confronti dei lavoratori precari della scuola. Perché elude le indicazioni dell’UE e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nate proprio per prevenire l’abuso di precariato. A confermarlo è stato anche un tribunale italiano, quello di Roma, che ha dato piena ragione ai legali Anief, riconoscendo il pieno diritto al risarcimento del danno e alla corresponsione degli scatti di anzianità ai lavoratori a termine della scuola pubblica.
Nelle sentenze, riguardanti 17 dipendenti della scuola non di ruolo, il giudice ha rilevato, per ogni ricorrente, “l’illegittimità delle ripetute assunzioni a tempo determinato verificatesi, in quanto disposte in esecuzione di una normativa confliggente con il diritto sovranazionale o con l’ordinamento costituzionale” e specificato come “sotto questo profilo è irrilevante la causale che ha determinato la stipula del contratto, in quanto ciò che determina la violazione delle disposizioni comunitarie, determinando l’illegittimità dei contratti, è data dalla reiterazione degli stessi oltre il termine di trentasei mesi che costituisce l’elemento individuato dall’ordinamento italiano al fine di evitare che il ricorso ai contratti a termine integri un abuso dello strumento contrattuale”.
La condanna dell’amministrazione scolastica è stata quantificata in un risarcimento complessivo, per i 17 ricorrenti, pari a 129 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto percepita, oltre gli interessi previsti dalla legge. Nel ribadire, inoltre, la violazione delle disposizioni comunitarie da parte del Miur, anche riguardo la discriminazione stipendiale posta in essere a discapito dei lavoratori precari, il giudice ha riconosciuto “il diritto della parte ricorrente a vedersi riconosciuta, ai fini connessi alla anzianità di servizio, l’attività lavorativa prestata con contratti a tempo determinato”, condannando il dicastero di Viale Trastevere a corrispondere ad ogni lavoratore quanto dovuto riguardo agli scatti di anzianità in base agli effettivi anni di servizio prestato durante il periodo di precariato “oltre interessi legali a decorrere dalla pubblicazione della sentenza fino al saldo”. A questo si aggiunge la condanna al pagamento delle spese di ogni singolo giudizio, sempre a carico del Miur soccombente, commisurata in un totale di 24.354 euro oltre accessori.
Con questa sentenza, l’Anief, unico sindacato che da sempre, con le proprie azioni giudiziarie, segna la storia del diritto scolastico e risponde con i fatti alle esigenze di tutela dei lavoratori che operano nei nostri istituti scolastici, ha nuovamente dimostrato che la competenza e la professionalità del proprio staff di legali, composto da veri esperti del settore, non ha rivali e riesce sempre a fare la differenza in tribunale.
“Il nostro sindacato – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – esprime piena soddisfazione per aver nuovamente indicato il ‘corretto cammino’, anche ai tanti sedicenti esperti di diritto e di legislazione scolastica che negli ultimi mesi si sono ‘assurti’ come difensori dell’ultima ora dei lavoratori precari della scuola. Costoro, infatti, non possono far altro che seguire la ‘scia’ segnata dall’Anief in Tribunale e avvalersi della favorevole e granitica giurisprudenza ormai ottenuta in tutti i settori dal nostro sindacato per la tutela dei diritti di tutto il personale scolastico italiano”.