Il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dell’1,1% nel primo trimestre del 2016 rispetto al precedente trimestre. Lo rileva l’Istat, spiegando che sull’aumento si riflette anche la dinamica dei prezzi: il “deflatore implicito dei consumi delle famiglie è sceso in termini congiunturali dello 0,3%”, ricorda l’Istituto. Su base annua la capacità di spesa sale del 2,3%, il rialzo maggiore dal secondo trimestre del 2007, ovvero prima del deflagrare della crisi.
In risalita anche la propensione al risparmio delle famiglie, ovvero il rapporto tra quanto messo da parte e il reddito disponibile (al lordo), nel primo trimestre 2016 che risulta all’8,8%, con rialzi di 0,8 punti percentuali sul trimestre precedente e di 0,7 punti su base annua. “L’aumento congiunturale della propensione al risparmio deriva da una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici (0,8%) a cui ha corrisposto una stabilità della spesa per consumi finali”, spiega l’Istituto di statistica.
Nel primo trimestre del 2016, fa sapere ancora l’Istat, la pressione fiscale è stata pari al 38,9%, segnando una riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Scende anche, conclude l’Istat, il deficit-Pil dell’Italia nel primo trimestre del 2016 al 4,7%, “in miglioramento” di 0,5 punti percentuali su base annua. Dalle tabelle dell’Istituto risulta essere il valore più basso, in base a confronti tendenziali (gli unici possibili), dal 2000, quando si attestò al -3,0%.
Giugno è il quinto mese di deflazione per l’Italia e vede il calo tendenziale dei prezzi in accelerazione. I dati provvisori dell’Istat, diffusi oggi, mostrano un aumento dello 0,1% dei prezzi al consumo su base mensile e una diminuzione su base annua pari a -0,4% (era -0,3% a maggio). Le dinamiche deflazionistiche sono, secondo l’Istituto di statistica, in gran parte riconducibili all’ampio calo dei prezzi dei beni energetici(-7,5% rispetto a giugno 2015), sebbene meno intenso di quello registrato a maggio.