Dall’ortofrutta ai formaggi la Brexit con la svalutazione della sterlina interessa 3,2 miliardi di esportazioni agroalimentari italiane in Gran Bretagna con pesanti effetti proprio su settori fondamentali del Made in Italy già colpiti duramente dall’embargo russo. E’ quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti sull’impatto dell’embargo russo sul sistema agroalimentare italiano a due anni dall’avvio del blocco e dopo la decisione del presidente russo, Vladimir Putin, di prolungare l’embargo imposto sui beni alimentari fino al 31 dicembre del 2017. La Brexit – sottolinea la Coldiretti – rischia di sconvolgere ulteriormente i mercati europei dove la guerra commerciale con la Russia per la mancanza di sbocchi di mercato ha fatto scendere le quotazioni dei principali prodotti agricoli europei nel lattiero caseario, nella carne e nell’ortofrutta al di sotto dei costi di produzione.
Massicce produzioni di latte e derivati dei Paesi del Nord Europa e soprattutto della Germania a causa del blocco russo sono rimaste all’interno dei confini comunitari con un eccesso di offerta che ha fatto sprofondare le quotazioni del latte su livelli che in Italia non si registravano dal 2000, del tutto insostenibili anche per garantire l’alimentazione del bestiame, con la chiusura di quasi tremila allevamenti nel corso dei due anni. Ma anche ingenti quantitativi di frutta e verdura precedentemente diretti in Russia – spiega la Coldiretti – si sono riversati sul mercato europeo con un conseguente crollo dei prezzi riconosciuti in campagna come nel caso delle mele Granny Smith che adesso sono pagate agli agricoltori italiani il 50% in meno rispetto a due anni fa anche perché sono rimaste invendute le mele della Polonia, il principale produttore europeo e primo fornitore del paese di Putin prima dell’embargo.
Eppure a fronte dei pesanti danni provocati dall’agroalimentare europeo dall’embargo russo l’Unione Europea è intervenuta con misure di sostegno destinate esclusivamente all’ortofrutta e ai prodotti lattiero-caseari che hanno quindi escluso gli altri settori colpiti direttamente e indirettamente dalle tensioni. Complessivamente – spiega la Coldiretti – sono stati erogati all’Italia appena 39,7 milioni di euro per l’ortofrutta destinati per la maggior parte a misure di distribuzione gratuita agli indigenti, compensate con importi che non coprono i costi di produzione dei prodotti ortofrutticoli interessati. A questi vanno aggiunti – continua la Coldiretti – i circa 2 milioni di euro per il comparto lattiero caseario ed in particolare per lo stoccaggio dei formaggi Parmigiano Reggiano e Grana Padano ed in misura minore anche per il Pecorino ed il Fiore sardo. Altri 25 milioni di euro non collegati solo all’embargo russo sono stati stanziati dall’Unione Europea in questi anni agli allevatori per la crisi dei settori latte e maiali.
“L’agroalimentare è l’unico settore ad essere stato colpito dall’embargo totale sancito dalla Russia con il divieto di ingresso a frutta e verdura, formaggi, carne e salumi che ha provocato pesanti danni diretti e sconvolto il mercato europeo con il crollo dei prezzi e la chiusura di decine di migliaia di aziende agricole”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare “l’assoluta insufficienza delle misure messe in atto dall’ Unione Europea per compensare i produttori agricoli”.
Una situazione insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea che devono affrontare la nuova crisi economica provocata dalla Brexit con la Gran Bretagna che è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari Made in Italy con un valore annuale nel 2015 di ben 3,2 miliardi e una tendenza progressiva all’aumento. La voce più importante – sottolinea la Coldiretti – è rappresentata dal vino, con un valore di 746 milioni di euro di esportazioni nel 2015 e un trend in ulteriore aumento del 7% su base annuale nel primo trimestre del 2016. A trainare il comparto – continua la Coldiretti – è soprattutto lo spumante ed in particolare il prosecco con una quota 275 milioni di euro di export frutto di un vero boom. (+55% nel 2016). Al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti c’è – sostiene la Coldiretti – la pasta, per un importo complessivo di vendite nel 2015 di 332 milioni di euro. Rilevante anche il ruolo dell’ortofrutta con un valore delle esportazioni di 281 milioni di euro nel 2015, in aumento del 6% nel primo trimestre del 2016. Ma anche i formaggi Made in Italy vanno forte in Uk con un valore delle vendite nel 2015 che – continua la Coldiretti – ha visto superare quota 200 milioni di euro con un aumento del 15% nel primo trimestre del 2016. Oltre un terzo delle vendite di formaggi – precisa la Coldiretti – è rappresentato da Parmigiano Reggiano e Grana Padano, che all’inizio di quest’anno hanno fatto segnare un incremento del 10 per cento, ma va forte anche la mozzarella di bufala campana. L’export di olio d’oliva è stato nel 2015 di 57 milioni di euro con un aumento del 14% nel 2016. A preoccupare – conclude la Coldiretti – non è solo la svalutazione della sterlina che rende piu’ oneroso l’acquisto di prodotti Made in Italy, ma anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole all’esportazioni agroalimentari italiane.