LOVE SHOW

di ANDREA FILLORAMO

Ogni giorno, aprendo i giornali o accedendo alla Rete, leggiamo di pretie vescovi pedofili che, in tutto il mondo, molestano bambini, ragazzi, adolescenti e continuano in questa condotta, pur sapendo che negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità di tutti per questo fenomeno,che causa tante vittime innocenti e che la stessa Chiesa, dopo aver superato le incertezze e l’inconsapevolezza di una situazione che nel tempo è diventata sempre più pesante, ormai da tempo è intervenuta con condanne ferme e definitive.
Lo sappiamo: la pedofilia da chiunque viene praticata, prima di essere un reato, è un disturbodella condotta sessuale, che provoca “fissazioni erotiche”, cioèdisturbi sessuali di natura psichica, caratterizzati da una qualche dinamica psicologica personale che interferisce negativamente su una o più parti della sfera sessuale.
Per tali motivi, quindi, non ci sono sottostanti cause fisiologiche, non ci sono carenze ormonali, specifiche patologie fisiche, etc., ma ricorrenti e intensi impulsi, fantasie, o comportamenti sessuali che implicano attività o situazioni inusuali e causanosignificativa compromissione dell’area sociale.
È indubbio che tali disfunzioni psicologiche ed emotive del pedofilo, sono tutte piuttosto gravi, ma quelle del clero pedofilo, come appare chiaramente dagli studi clinici effettuati negli ultimi dieci anni, appaionoancor più gravi, in quantoradicati in uno stato particolare di mancato sviluppo psicosessuale interrotto in età postpuberale, durante il processo formativo dei preti. Nel corso di questo processo, infatti, che si realizza nei seminari, dove si entra, quasi sempre, da giovani, si è isolati, in un contesto tutto maschile, caratterizzato da un’avversione istituzionale al matrimonio, da una totale ostilità ai rapporti sessuali, alle relazioni intime e alle donne e dove, quindi,si è tagliati fuori da qualsiasi dimensione affettiva e sessuale. Da questi luoghi di formazione che producono un significativo livello di immaturità emozionale, psicoaffettiva e sessuale, non possono che uscire, quindi, preti incapaci di affrontare la realtà dei rapporti affettivi con cui dovranno fare i conti, nella loro attività pastorale. Pertanto, per loro, la sessualità, repressa e compressa, diviene molto spesso un’ossessione, un sogno segreto, un fantasma spaventoso, una inesausta sofferta e sbirciata curiosità da soddisfare con ogni mezzo, un’idea fissa che tende a travasarsi su tutto, a travasarsi, quindi, su ogni atto che loro compiono. Emozioni, istinti, sentimenti, stati d’umore; insomma tutta la varia gamma e coloritura della sessualità repressa, nonché ciò che sta a testimoniare l’esistenza di una energia biologica che collega corpo e mente in una inscindibile unità, può “scaricarsi” o anche soltanto “lambire” ogni atto.
I repressi, quindi anche i preti sessualmente repressi – lo sappiamo – hannouna bassa autostima e, quindi, in sostituzione dei soggetti adulti, per loroaffettivamente inavvicinabili, hanno rapporti con minori.
Col tempo essi diventanoindifferenti sul piano morale, dato che spesso agiscono di impulso: non percepiscono come grave l’abuso e tendono a molestare sempre di più, ritenendo ogniesperienza semprenuova, eccitante, diversa. Essi diventano così degli individui disposti a provare tutto.
Pur non essendo naturalmente sempre attratti dai bambini (anzi la curiosità sessuale lo spinge verso gli adulti), sono queste le vittime scelte in sostituzione dei coetanei nei confronti dei quali si sentono insicuri e, quindi li ritengono irraggiungibili. Nell’ambito della pedofilia e, quindi, vale anche per i preti, Lanning distingue tra pedofili preferenziali, ovvero individui che, preferendo avere rapporti sessuali con bambini, li fanno oggetto delle proprie fantasie e pedofili situazionali, ovvero individui che molestano un minore non perché sia la vittima ideale bensì quella più facile, a portata di mano al momento opportuno. In quest’ultima categoria sono da annoverare molti preti pedofili.
Sono convinto che la Chiesa Cattolica e gran parte del suo clero abbia una sola grande ossessione: il sesso. Basta frequentare un po’ l’ambiente con occhi e testa scevri da condizionamenti falsamente moralistici che, in maniera ridondante, rimbomba sempre una ancestrale, irrisolta e repressa "questione sessuale" e le vittime di tale irrisolta questione sono certamente i bambini che subiscono le molestie sessuali da parte dei preti pedofili, ma anche quei preti che non riescono a liberarsi da quella formazione che li destina ad essere anch’essi vittime di una visione distorta del sesso e della sessualità.