di Roberto Gugliotta
Povero basket estivo: ovvero come trascorrere le vacanze sotto il mercato dei pacchi. Uno spazio minimo separa la notizia dalla propaganda che si trasforma in marketta dalla novità che si trasforma in cialtroneria. Seduti davanti al pc, sempre più bombardati da interviste (?) in esclusiva e paperissime, vediamo capriole di allenatori, carambole di dirigenti, scontri violentissimi fra comunicatori bardati da moderni gladiatori: quelli del campionato vinto per finta, quelli dei fenomeni su Marte. Ah, povero basket estivo. Ogni giorno una notizia sensazionale, una riconferma in panchina dettata dai brillantissimi (?) risultati ottenuti. D’estate si spacciano bidoni per campioni, brocchi per talentuosi atleti, coach bolliti per abili tattici. Sono spettacolari balle sportive che servono solo a confondere la verità a far dimenticare retrocessioni, fallimenti, flop stagionali. I campionati si vincono quando una società viene promossa e non sparando cavolate sul web. Mi dissocio da questo mondo di balle spaziali dalla carica agonistica esasperata, sport da uomini si usa dire. Ma per favore… Ci limitiamo a chiedere, anche in questo caso, se siano state rispettate le regole del gioco e quali debbano essere i limiti della marketta spacciata per notizia. Se le conoscenze personali proteggano oppure no. Se il rispetto della verità sia facoltativo. Su questo bisognerebbe discutere, mentre c’è chi si sbellica dalle risate. Smettiamola con gli alibi dei mediocri: non parliamo di giocatori scarsamente motivati, di talenti irriconoscibili rispetto all’anno scorso, di giocatori che sbagliano anche i canestri più elementari. Perché se la squadra è tutta unita e compatta dietro il valoroso e noto allenatore e questi sono i risultati, chissà cosa sarebbe successo se non fosse stata compatta. Se uno è un uomo ci mette la faccia, al di là dei risultati; se ha dignità e onore usa civiltà nella comunicazione e il costante rifiuto dei facili alibi, delle frasi fatte. E non pensiate che io voglia fare il figo per fregare la panchina a qualche sperto istruttore che si magna i genitori, io non so nulla di bimbi – bancomat. Macché, io faccio l’allenatore di base per passione ma cerco anche di pensare.