I migranti alla frontiera con Francia e Svizzera e le minacce del governo turco di aprire i propri centri rifugiati, hanno riproposto all’attenzione pubblica il problema dell’immigrazione. L’allarme è diffuso, sebbene siano solo 1,3 milioni i migranti richiedenti asilo su una popolazione europea di più di 500 milioni di abitanti, comprendente i 28 Paesi dell’Unione Europea, più Svizzera e Norvegia. Per valutare il problema abbiamo preso in considerazione le cifre dei richiedenti asilo, relative al 2015, elaborata dal Pew Research Center, su dati Eurostat. In percentuale si tratta dello 0,2% di richiedenti asilo sulla popolazione europea. Fa paura una percentuale del genere o il panico e’ provocato da una sovraesposizione mediatica e da qualche interessato leader europeo alla ricerca del facile consenso per acquisire e mantenere il proprio potere?
Secondo certa vulgata popolare, i migranti sono "brutti, sporchi e cattivi" se poi si aggiunge che sono "negri", si completa il quadro delle negativita’. Se, pero’, esaminiamo la tabella possiamo notare che, nel 2015, i richiedenti asilo in Italia sono stati circa 80 mila, cioè lo 0,1% della popolazione italiana, mentre in Gran Bretagna sono stati circa 39 mila, cioe’ lo 0,06% della popolazione britannica; eppure, il recente referendum, relativo alla separazione dall’Unione europea, ha avuto come tema centrale il "pericolo immigrati". Lo stesso dicasi della Germania dove i richiedenti asilo sono stati lo 0,5% della popolazione tedesca, ma la avversione ai migranti ha fatto le fortune politiche di alcuni partiti di estrema destra. Ovviamente, ci sono difficoltà per alcuni Paesi ma se non si affronta il problema a livello europeo e si ricorre a semplici attivita’ emergenziali i dilemmi rimarranno tutti sul tappeto. C’è, inoltre, la difficoltà della gestione degli immigrati che rimane macroscopicamente carente da parte del nostro Governo.
Se la RAI, che è una emittente pubblica, affrontasse l’argomento fornendo informazione ai cittadini, probabilmente l’avversione all’immigrato assumerebbe toni e aspetti differenti da quello che sentiamo e leggiamo sulla cosiddetta rete sociale.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc