Le Regioni si dicono preoccupate per l’avvio delle lezioni: ad un mese dall’inizio dell’anno scolastico, non sono solo gli amministratori del Sud ad ascoltare e a farsi da tramite per cercare di dare risposte alle lamentele per i tagli in organico. Negli ultimi giorni, ad alzare la voce contro le cancellazioni delle cattedre e dei posti Ata, riferisce la stampa specializzata, sono stati anche i governatori delle “Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Marche e Veneto”, che hanno rivendicato fino a 5mila posti in più in organico e maggiore velocità nelle operazioni. Oggi “si aggiunge anche il Friuli Venezia Giulia”, la cui presidente regionale, Debora Serracchiani, chiede a sua volta chiarimenti a proposito di ulteriori tagli di posti sull’organico di fatto.
L’alzata di scudi non risparmia Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, che dopo aver ricordato come lo scorso anno "per la copertura delle cattedre rimaste vacanti abbiamo dovuto attendere il completamento di tutte le fasi del piano straordinario di assunzioni della cosiddetta ‘Buona Scuola’, fino a novembre e la nomina dei supplenti, dopo l’aggiornamento delle graduatorie di istituto", si è soffermata sul fatto che "quest’anno, a complicare la già difficile composizione degli organici, si aggiungono la scelta dei docenti dagli ambiti territoriali da parte dei dirigenti scolastici e la conclusione delle procedure concorsuali, al termine delle quali resteranno comunque scoperte numerose cattedre di materie fondamentali". Aprea, dunque, ha chiesto al Miur di scongiurare il “rischio dell’avvio irregolare dell’anno scolastico, perché ne pagherebbero le conseguenze i più incolpevoli di tutti: gli studenti e le loro famiglie”.
Secondo il sindacato se anche le istituzioni locali chiedono garanzie sulle assegnazioni delle cattedre, sulle modalità tutte da verificare sui trasferimenti dei docenti e sul regolare avvio dell’anno scolastico, il Ministero dell’Istruzione non può continuare a sostenere che è tutto posto. “Riteniamo poco efficace la strategia adottata in queste ultime ore da chi gestisce l’istruzione pubblica in Italia – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – in base alla quale tutto si risolverà con i tentativi di conciliazione presentati da parte dei danneggiati. È una pratica inevitabile, che anche noi abbiamo indicato ai docenti che temono di aver subìto un torto. Però va pure rilevato che quando la presenza di errori è alta, come in questo caso, occorre in contemporanea un intervento straordinario da parte dell’amministrazione”.
Anief ha indicato la strada da percorrere già alcuni giorni fa, quando, rivolgendosi al Miur, ha chiesto di adottare con celerità delle operazioni di verifica e correzione totale, a tappeto sui trasferimenti effettuati e da svolgere, avvalendosi del regime di autotutela dall’amministrazione. Senza attendere l’ondata di richieste di conciliazione e ricorsi che si sta abbattendo sugli Uffici scolastici regionali.
“Proprio oggi – continua Pacifico – è stato calcolato che gli Usr potranno sopportare e gestire al massimo il 10 per cento di trasferimenti non corretti. Oltre i quali, algoritmo e amministrazione scolastica andrebbero inevitabilmente in tilt. Se si vuole scongiurare davvero che a settembre uffici e dirigenti scolastici siano letteralmente sommersi dai ricorsi, che i vertici di Miur e Governo continuano a sottovalutare, si mettano da parte le prese di posizione e si faccia ricorso all’onestà intellettuale per risolvere al più presto ogni singola situazione. Il problema non è di chi ha fatto domanda, ma di chi ha hanno creato questo meccanismo infernale che – conclude il sindacalista Anief-Cisal- continua a fare acqua da tutte le parti”.