In tanti dicono che lo sport non c’entra nulla con la politica. Falso. Non solo perchè ovunque nel mondo i patron delle squadre e e degli atleti più accreditati sono sempre ammanicati con la politica (il caso Berlusconi/iIlan in Italia non e’ il solo…), ma perche’ sono le Olimpiadi in se’ ad essere un messaggio politico. Universalita’, fratellanza, giustizia, federalismo… sono forse queste le parole che meglio le qualificano, nella storia e oggi. Universalita’: una sorta di Onu in cui non si parla fino allo sfinimento ma si ottengono risultati. Fratellanza: tutti gli atleti e tutti gli spettatori/tifosi si riconoscono come sorelle e fratelli in una medesima arena fatta di tolleranza, vicinanza, solidarieta’ e curiosita’. Giustizia: tutti si sottomettono senza grandi discussioni o polemiche ai giudizi degli arbitri, ben supportati dalla tecnologia universalmente riconosciuta come valido e innegabile supporto. Federalismo: ognuno accetta con serenita’ la differenza dell’altro, e l’accetta come elemento pregnante, portante e valorizzante delle Olimpiadi in se’, che’ altrimenti non sarebbero.
Il gesto dell’atleta di fioretto Elisa Di Francisca, medaglia d’argento, e’ stato forte e si e’ ben iscritto in questo quadro che abbiamo sopra delineato. Anche andando oltre. Quella bella bandiera della Ue con le stelline dorate sul fondo blu ha richiamato alla memoria del mondo l’importanza della Unione Europea, anche per coloro che guardano solo alle medaglia, visto che l’Ue è al momento il primo territorio istituzionale per conquiste, seguito dai “soliti” Usa e Cina. Bene, la Di Francisca ha rotto questo “solito”: ha dato un messaggio al mondo di come si puo’ e si deve vivere nella prospettiva di un futuro di serenità economica e politica. Verso gli Stati Uniti d’Europa -aggiungiamo noi.
Un gesto forte come quello del 17 ottobre 1968, quando -Olimpiadi a Città del Messico- la premiazione dei 200 metri maschili divenne il simbolo delle lotte di emancipazione, liberta’ ed eguaglianza di tutti i neri del mondo: sul podio gli statunitensi Tommie Smith (primo) e il suo connazionale John Carlos (terzo) che alzarono un pugno al cielo vestito di un guanto nero. Era il 1968, nel mondo e soprattutto in Usa le lotte per l’uguaglianza dei diritti di tutti i diseredati si infiammavano con persone di tutti i tipi che partecipavano e dicevano la loro. I pugni neri di Smith e Carlos fecero il giro del mondo.
Oggi il sorriso della Di Francisca con quella bandiera ha fatto lo stesso il giro del mondo. Nel rispetto delle differenze delle epoche e dei problemi (molti dei quali sono sempre gli stessi…), come i pugni neri del 1968, la bandiera Ue è simbolo di come, con forza, razionalita’, giustizia, uguaglianza e liberta’ si possono e si devono affrontare i problemi del mondo. Facciamone tesoro.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc