Rischia di rivelarsi un boomerang l’ordinanza firmata dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, entrata in vigore lo scorso 17 agosto, che disciplina gli orari di esercizio delle sale giochi, che potranno rimanere aperte dalle ore 9:00 alle ore 12:00 e dalle ore 18:00 alle ore 23:00, festivi compresi, mentre gli apparecchi collocati negli esercizi pubblici e nei bar potranno funzionare dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 18.00 alle 20.00. A rischio, infatti, secondo proiezioni Agimeg, sarebbero almeno 5 mila lavoratori delle sale scommesse, che alla ripresa del campionato italiano di Serie A, e di tutte le maggiori leghe europee, si vedono costretti a chiudere le saracinesche dei negozi. Un’ordinanza, quella del Comune di Napoli, che interpretata in maniera cosi restrittiva rischia di rivelarsi eccessivamente penalizzante per le aziende che operano nel mercato regolamentato dallo Stato. E il danno, non solo in termini di raccolta, anche erariale, ma soprattutto di posti di lavoro, è ancor più grande se si considera che, secondo gli ultimi dati della Camera di Commercio di Milano sulle imprese operanti nel settore del gioco, proprio Napoli è in testa fra le città italiane per numero di attività legale a giochi e scommesse, ben 1.163 su un totale nazionale di 9.384 imprese che operano nel comparto, pari al 12,4% del totale. L’ordinanza sulle limitazioni orarie, in altre parole, rischierebbe di mandare a casa 5 mila lavoratori – nella prima giornata di Serie A la raccolta nelle sale del capoluogo campano è crollata del 50% – ma allo stesso tempo potrebbe non portare gli effetti sperati per i quali è stata emessa, indirizzando di fatto il pubblico di giocatori verso canali non autorizzati o facenti parte del circuito illegale.