Quale futuro per i centri colpiti dal sisma in Centro Italia?

di Roberto Malini

Vi è chi si preoccupa per il funerale di oggi ad Amatrice e si chiede: “Se il prefetto aveva deciso di spostarlo a Rieti a causa di un rischio sismico, non sarebbe stato meglio ascoltarlo?”. Vi è inoltre chi – e sono tanti – teme che le istituzioni non stiano lavorando con efficacia per il programma delle opere di ricostruzione degli edifici distrutti e di messa in sicurezza di quelli danneggiati o a rischio di crollo. Per quanto concerne la prima questione, in realtà il rischio sismico riguarda edifici o strutture in muratura, mentre il funerale si terrà in una tensostruttura installata a cura della protezione civile. Non c’è alcun pericolo ed è stato opportuno il dietro-front governativo, per rispetto delle famiglie in lutto e della cittadinanza dei centri colpiti dal sisma. Riguardo alla ricostruzione antisismica e alle opere di messa in sicurezza (così come alla prevenzione in zone sismiche), sono assolutamente necessarie, ma a quanto sembra si stanno ripetendo le consuete misure e procedure che hanno portato a tante catastrofi e a ricostruzioni inadeguate. A Norcia le ricostruzioni antisismiche successive ai terremoti del 1979 e del 1997 hanno evitato vittime, ma gli edifici hanno subito danni molto gravi e saranno necessari interventi importanti. Si è constatato però come un “discreto" lavoro di ricostruzione e prevenzione sia stato infinitamente migliore rispetto a interventi inadeguati o inesistenti.