La questione della “Casa del clero”

di ANDREA FILLORAMO

E’ indubbio che la questione della “Casa del clero” della diocesi peloritana, sollevata da alcuni preti prima delle dimissioni di Mons. Calogero La Piana e da loro fatta conoscere alla Santa Sede, è di estrema gravità e tutt’oggi appare di difficile soluzione. Quella che sarebbe dovuto essere, infatti, una grande struttura destinata ad accogliere tanti preti vecchi e ammalati, provenienti anche da altre diocesi siciliane, che era il più bel regalo che negli anni 50, il munifico arcivescovo Angelo Paino, che ha posto, con grande solennità persino la prima pietra, aveva voluto fareai suoi preti – purtroppo è stata “scippata” a loro danno, così come hanno sostenuto quei sacerdoti firmatari di un documento, daMons. Calogero La Piana attraverso un’insensata transazione finanziaria che egli fece con i Padri Rogazionisti. Questierano stati alloraobbligati per convenzione, in cambio di un ampio territorio nella spianata di Cristo Re, destinata poi ad altri usi e alla speculazione edilizia, ad erigere la casa, ad accudire ai preti di una certa età, a provvedere gratuitamente alle loro esigenze. Purtroppo, però, l’arcivescovo emerito La Piana haritenuto che avessero più valore i soldi che il principio etico del “pacta sunt servanda”, che oltretutto esprime un principio fondamentale del diritto civile italiano, del diritto internazionale e del diritto della Chiesa, e non ha pensato che il ricovero, l’assistenza e l’assicurazione di una serena vecchiaia a chi aveva dedicato tutta la sua vita a servizio della diocesi fosse un dovere morale che bisognava necessariamente rispettare, anche perché era stata questa l’intenzione del donatore Angelo Paino.Della costruzione della casa del clero, quindi, in molti anni non si è fatto proprio nulla.In tempi recenti,come scrivono i preti sopra citati “a seguito del cambio di denominazione della “Casa del Clero”, da decenni collocata presso il Pio Ospizio di “Collereale”, c’è stato il cambiamento avvenuto nel silenzio generale, che ha implicato una trasformazione dello stato “giuridico-amministrativo” della stessa, divenuta “Residence Gardenia”, operazione che ha comportatola cessazione della convenzione stipulata “in perpetuo” (da evidenziare: “in perpetuo”). Chi adesso sanerà questa situazione, dato che Calogero La Piana non è più arcivescovo di Messina? Qualcuno, durante i mormorii sull’operato dell’emerito, che, nella diocesi, a distanza di un anno delle sue dimissioni ancora si fanno, suggerisce che egli, in un rigurgito di generosità, del quale si presume che sia capace, destini tutto il ricavato dell’eredità “ Bertolami”,della quale oltretutto non si sa più nulla, alla costruzione di una nuova Casa del clero. A tal finesi potrebbe aggiungereanche tutto il ricavatodella transazione La Piana- Rogazionisti. Se ciò fosse possibile, si tratterebbe di una restituzione ai preti del mal tolto. Ricordiamo che restituire equivale a rimettere qualche cosa al suo posto, reintegrandola nelle condizioni antecedenti il danno recato. Sarebbe questo un atto di giustizia commutativa, per mezzo del quale si ripara un danno arrecato, secondo un criterio di perfetta uguaglianza del diritto oggettivo violato, che dovrebbe essere reintegrato. Sarebbe interessante che questo timido suggerimento o richiesta fosse fatta propria dal presbiterio messinese, consapevole che la vecchiaia, se Dio vorrà, arriverà anche per loro, e che ricevesse una pronta e giusta adesione.