Il settembre infinito dei genitori. è ora di rivedere il calendario scolastico

“Ai miei tempi si rientrava a scuola i primi di ottobre”, mi ha chiarito mio padre (classe 1945). Ecco, appunto. I suoi tempi. Oggi non sono più quei tempi. A scuola si rientra a metà settembre, la mensa comincia con calma nei giorni, e a volte nelle settimane successive, il tempo pieno lo si riattiva a fine mese. Ergo: una persona della famiglia deve esser totalmente dedicata alla gestione dei figli, come in pieno agosto. Ai suoi tempi, c’erano nonni più giovani, e/o più disponibili. Oggi, e per fortuna, nonni e nonne, se sono giovani (e a settant’anni lo si è, se la salute ci assiste) si fanno gli affari loro. Se sono attempati, invece, spesso hanno loro stessi bisogno di assistenza. Ai suoi tempi, c’erano le mamme che, lavorando a casa e per la casa, sopperivano alla lunga vacazione scolastica. Ai nostri tempi, invece, ci si arrabatta fra tate (che costano), campi estivi (che nel migliore dei casi gettano i bambini in un improvviso e acontestuale piano intensivo di sport che non hanno mai praticato e magari mai praticheranno, con bimbi ed insegnanti mai visti; nel peggiore dei casi si limitano all’intrattenimento di bassa qualità e ad un baby parcheggio). Diciamolo, tre mesi sono troppi. Il lungo tempo che trascorre tra metà giugno e metà settembre è troppo per tutti, genitori, nonni moderni e figli. Anche quest’ultimi si sentono spaesati, spesso smollati al miglior offerente. La famiglia oggi non ha a disposizione i vecchi tre mesi di villeggiatura dove ci si occupa dei figli e dell’abbronzatura a tempo pieno. SI rimane in città e non si va al mare tre mesi come ai suoi tempi. Lo sanno, lo sentono, lo vivono i bimbi: lo stress di una famiglia che a settembre non riesce a far quadrare il cerchio, lavorare e contemporaneamente passare allegramente gran parte del tempo con loro. I ragazzi anche piccoli desiderano il rapporto con i coetanei e il loro contesto scolastico. E’ ora di prenderne atto. Son finiti i bei tempi, e comunque quei tempi. Ed è utile guardare e confrontarsi con altri calendari. Quale ad esempio quello francese, dove a scuola si va fino a fine giugno ed il 1 settembre si ricomincia; dove i ragazzi francesi godono di tre pause – di due settimane ciascuna – nel corso dell’anno che li fa respirare e riposare. Quelli italiani fanno tutta una tirata, si riposano solo due settimane a Natale. Poi vengono scaricati dal sistema scolastico per tre mesi e più d’estate. A chi giova mantenere questa eccessiva pausa dalla scuola? Forse agli insegnanti?Ai dirigenti scolastici? A chi?

Claudia Moretti, legale Aduc