“Esattamente 20 giorni fa, il 2 settembre, lamentavamo che, come al solito, la nuova stagione calcistica è partita ma, vergognosamente, nulla è cambiato in tema di sicurezza e di gestione di costi altissimi in termini di soldi e salute degli uomini chiamati a difenderla. Ciò significa che nulla cambierà anche nelle conseguenze di questo folle baraccone divenuto tutto fuorché un appuntamento con lo sport. Ed infatti il disastro di Empoli è la triste conferma. Daspo e sospensione degli stadi non servono a nulla. I delinquenti tornano fuori e noi torniamo a farci ammazzare. Bisogna affidare i costi della sicurezza ai club e prevedere per chi delinque il carcere senza alternativa”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo i gravi scontri di tre giorni fa a Empoli in occasione della partita Pisa-Brescia, e in particolare dopo che sono stati scarcerati gli otto ultras del Pisa arrestati con le accuse di resistenza, danneggiamento e lesioni aggravate a pubblico ufficiale. Non accolte dal giudice le richieste del pubblico ministero che, nel corso dell’udienza di convalida degli arresti, sottolineando la gravità di quanto avvenuto, aveva chiesto la misura della custodia cautelare in carcere per quattro ultras, e quella dei domiciliari per gli altri. Nel corso dei disordini, altri 84 tifosi sono stati identificati e denunciati per resistenza e violenza in concorso a pubblico ufficiale.
“Confermato in pieno quello che dicevamo per l’ennesima volta 20 giorni fa – aggiunge Maccari – che ogni partita di calcio è un appuntamento con la violenza più insensata, che sul fronte sicurezza negli ultimi dieci anni è costata alle famiglie italiane 173 milioni di euro e oltre 1.500 Agenti feriti quando non addirittura morti. Un nome su tutti: Filippo Raciti. Un bilancio troppo nefasto, e noi insistiamo a chiedere che le regole vengano cambiate, se si vuole davvero andare verso un ridimensionamento del problema. Quando i delinquenti della domenica saranno puniti veramente e non con le solite chiacchiere o con provvedimenti che vengono puntualmente disattesi come i Daspo, e quando il costo della sicurezza graverà sulle spalle di chi davvero tiene le redini del business allora l’impegno nella prevenzione e la severità necessaria a ‘ridurre i costi’ sarà serio ed inderogabile. Ed i soldi delle famiglie italiane saranno spesi per la sicurezza in ben altri contesti che su un prato verde”.
Quella di affidare ai Club calcistici i costi della sicurezza e di inasprire con la massima severità la reazione dell’Ordinamento per chi delinque in occasione di competizioni sportive è una vera e propria battaglia che il Sindacato Indipendente di Polizia porta avanti da anni, chiedendo di modificare profondamente tutto l’assetto che sta alla base delle competizioni calcistiche sistematicamente foriere di scontri, feriti, devastazioni di intere città, quando non addirittura di morti. Un circuito di eventi, quello calcistico, che negli ultimi 10 anni, per un totale di 29.236 incontri di calcio monitorati, ha visto un milione e 272.000 Operatori della Polizia di Stato impiegati per la sicurezza, per una spesa di 173 milioni di euro, e un bilancio di 1.549 Agenti e 1.443 civili feriti. Cifre da capogiro che il Coisp chiede gravino, almeno per quanto riguarda la spesa, sulle spalle dei club di calcio, veri ‘beneficiari’ degli introiti legati agli eventi, “così chiamati ad un reale assunzione di responsabilità – spiega il Segretario Generale del Coisp -, dovendo lavorare concretamente in prima linea per prevenire ed evitare situazioni di rischio che vedrebbero le spese per la sicurezza lievitare sempre di più”.
“Bisogna aver bene presente il fatto che questi numeri da brivido relativi agli ultimi 10 anni di calcio in Italia sono destinati a rimanere invariati o addirittura a peggiorare, visto che peggiorano sempre più le condizioni operative, le dotazioni degli uomini vetuste e logore, i numeri, e le condizioni fisiche degli Operatori impegnati – insiste Maccari -. E oltre tutto fanno davvero indignare se si pensa per un secondo agli introiti che i club incamerano, ai compensi milionari dei singoli giocatori, professionisti del tirare calci a un pallone, mettendoli poi a confronto con lo stipendio di un uomo in divisa che per un incontro di calcio ci rimette la salute o peggio la vita, come il nostro Filippo Raciti. Non commento neppure, poi, l’orrore di vedere chi ci aggredisce allo stadio uscire il giorno dopo e tornare liberamente a casa sua come se nulla fosse accaduto, mentre a noi la domenica successiva la nostra dose di botte non ce la toglie nessuno”.