Io, Sangiorgio e la Fip Sicilia

di Roberto Gugliotta

Eh, le elezioni, le regole, le priorità. Noi siciliani siamo sempre pronti a contestare, a presentare facce nuove, magari severissime, purché nessuno vada a controllare se poi vengono davvero rispettate le regole. Nello sport, come nella vita di tutti i giorni. Occupiamoci di pallacanestro, di rinnovo delle cariche federali. La Fip Sicilia è pronta a darsi un volto dopo mesi di polemiche, inciuci, denunzie, veleni. A comandare i giochi il presidente Antonio Rescifina, messinese, a tirare l’opposizione, Michelangelo Sangiorgio, catanese: ma forse, con molta probabilità, nelle ultime ore, Rescifina si defila. Preferisce non affrontare la competizione in prima persona: paura di una sconfitta? Chissà. Certo è che la Sicilia del basket è a un bivio: cambiare per rinascere, conservare il vecchio per quieto vivere. Con onestà, dopo mesi di veleni e di terremoti, mi illudevo che le cose fossero cambiate. Nel basket a modo mio speravo che tutto quel lavoro, le lettere ricevute, fossero servite a riportare il movimento siciliano nelle regole. Invece l’antibasket è ancora un mezzo bluff. Mi aspettavo, quando partì, di scoperchiare tanti scandali? Diciamo che non sospettavo di dover lavorare tanto. Anche se, quando apro un’inchiesta giornalistica, cerco sempre di tenere la mente sgombra da ogni pregiudizio. Senza farmi illusioni, né fasciarmi la testa. Purtroppo il movimento è stato tenuto all’oscuro di certe storie per lungo tempo. Si sono create delle complicità e alibi che alla fine hanno portato le società a sbattere contro un muro. Debiti, campionati telecomandati, selezioni farlocche, perdita di credibilità ma soprattutto dispersione di talenti. C’è solo fuffa nel basket siciliano? E’ quello che stiamo tentando di appurare. E’ l’oggetto principale del voto del 16 ottobre che sancirà il futuro del Comitato regionale. Cosa aspetta dal nuovo presidente siciliano? Beh, una scelta chiara sui criteri da seguire nel programmare l’attività del settore giovanile e nella salvaguardia della salute nello sport, che avvicini la Sicilia ad altri paesi europei. Magari, perché no, un progetto pilota con il mondo della medicina. Siamo molto indietro. Gli esami di controllo dovrebbero essere una sorta di banca dati per aiutare gli atleti che gareggiano ovunque. Per assicurare trasparenza, pari opportunità e tutela della salute a tutti. In altri settori se ne stanno occupando. Invece qui si nicchia. E’ già positivo che se ne discuta, il problema è avvertito. Ma non vorrei che la giusta esigenza di una normativa diventasse un alibi per non far nulla. Con la scusa che i problemi vanno affrontati a monte, si finisce per rinviarli alle calende greche e non risolverli mai. Salute, allenamenti, progetti, regole, etica, selezioni, nomine. Ma anche debiti, finanziamenti, tasse, parametri. Oggi, in mancanza di credibilità, siamo costretti a ricorrere a punti di vista. Come avviene per il commercio della frutta: chi alza la voce è convinto di avere la merce migliore. Se vogliamo crescere chiediamoci il motivo per cui in molti vogliono cambiare il metodo Rescifina. Sarà una scelta dura, bisognerebbe regolamentare ciò che non è regolamentato. Dirigenti sveglia, basta con il mercato della frutta! Questa può essere una via. Il canovaccio su cui lavora Michelangelo Sangiorgio è un’ottima base di partenza: conosco alcuni che vi hanno lavorato. Ma è così difficile rispettare le regole? Non ne posso più di parlare di cialtronerie. Ma l’esperienza fatta in questi anni, anche in settori, mi dice che non sono le regole che mancano: ne abbiamo fin troppe. Il fatto è che molti non le rispettano, e quando qualche giornalista tenta di farle applicare, improvvisamente si scopre che non vanno più bene, e le si cambiano vanificando la cura. E’ triste che le scopra il giornalista, certe storture, e che eserciti questa supplenza, al posto di chi dovrebbe controllare e non controlla. Poveri noi! Il basket, quello siciliano in particolare è sensibile ai problemi dell’etica, della salute? Spero che Sangiorgio, una volta eletto presidente regionale, faccia sua quest’analisi. La consapevolezza di questi problemi è aumentata: prima la gente non conosceva i suoi diritti, non percepiva i pericoli, non denunciava. Oggi è arrivato il momento di domandarci se lo sport siciliano è più avanti o più indietro, rispetto alla società.