Lc 17,11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse loro: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?". E gli disse: "Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!".
di Ettore Sentimentale
Lineare nella forma, ma profondo nel contenuto il brano di questa settimana. Dieci lebbrosi “si fermarono a distanza” e si rivolsero a Gesù con queste parole: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi”. In greco, “maestro” suona “epistàta”, termine che viene utilizzato anche in altri momenti particolari, che i discepoli non comprendono bene nella loro portata: la pesca miracolosa (Lc 5,5) e la trasfigurazione (Lc 9,33).
Fra questi dieci, uno solo, mentre è in cammino, “vedendosi guarito” tornò indietro e si prostrò ai piedi di Gesù, il quale dirà che è tornato a rendere gloria a Dio.
Qui possiamo tirare una prima conclusione: la guarigione del lebbroso è strettamente legata a una illuminazione e a un tornare indietro. Implicitamente, Luca lascia intendere che questo lebbroso ha riconosciuto la divinità stessa di Gesù. La sua “purificazione” lo ha condotto a un vero cammino di fede nel quale ha sperimentato che il Maestro dona sì la vita sulla terra, ma pure la vita eterna.
Un altro punto essenziale di questa brano, è costituito dalla riscoperta della lode. Il testo dice: “tornò indietro lodando Dio a gran voce”. La purificazione conduce alla conversione e alla lode che completa così la guarigione. Il lebbroso fa una “inversione a U”, è questo il significato letterale di “conversione” (cfr. Mt 18,3; Lc 15, 18).
A mio giudizio, il lebbroso effettua questo cambio di rotta, proprio perché è immerso nella lode e ciò gli consente di ascoltare le parole rassicuranti di Gesù: “Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.
Oggi per tutti noi è vitale imparare nuovamente a lodare e ringraziare Dio, perché di questi tempi non sembra più un fatto naturale.
E l’atteggiamento di gratitudine dovrebbe contrassegnare l’esperienza di ogni cristiano, anche nei momenti difficili. Proprio in questi frangenti si sperimenta la potenza della lode, quella che permette al Signore di intervenire.
Infine mi sembra importante sottolineare la forma letterale delle ultime parole della pericope: “Risorgi. La tua fede ti ha salvato”.
Gli altri nove che non hanno sentito queste parole di consolazione si ritrovano certamente purificati dalla lebbra, ma non riconoscono in Gesù il Messia, né partecipano al mistero della sua Risurrezione.
In questa domenica, entriamo nella lode del Signore: lui ci guarisce pienamente da ogni lebbra. Perfino nelle situazioni più disperate, Gesù è là e attende che ci voltiamo verso di lui, lodando il nome di Dio.
Non è mai troppo tardi per imparare la gratitudine e la riconoscenza verso il Signore.