SCUOLA – Precariato, il governo pensa di vincerlo svuotando le GaE e alzando i muri

“Se il governo pensa di eliminare il precariato scolastico svuotando solo le GaE si sbaglia di grosso, perché l’80 per cento dei 100mila supplenti che annualmente si legano alla scuola con una supplenza su posto libero, viene chiamato già oggi dalla seconda fascia delle graduatorie d’istituto: è ora di finirla con questo equivoco. Abbiamo intenzione di chiamare a raccolta a Roma i tanti esclusi dal piano di assunzione del governo per una grande manifestazione nazionale”. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario organizzativo Confedir, commentando le risposte fornite dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a proposito dei problemi che stanno caratterizzando l’anno scolastico.

In Senato, il ministro ha detto che le GaE sono “un’anomalia del sistema” e che “è insito nella definizione stessa di graduatoria ad esaurimento l’idea che si accumulino centinaia di migliaia di persone con una prospettiva di stabilità impossibile e che queste persone debbano aspettare un altrettanto utopistico orizzonte di assunzione”. Giannini ha aggiunto che, giacché d’ora in poi il concorso rimane da oggi “l’unico strumento per poter accedere al mondo della scuola”, per eliminare il problema delle graduatorie non resta che puntare alla “soppressione definitiva” delle GaE.

“Sulla progressiva eliminazione di candidati presenti in una parte delle Graduatorie ad esaurimento – ribatte il presidente nazionale Anief – non c’è proprio nulla di cui felicitarsi. Se non altro perché prima è stato stabilizzato il personale abilitato delle GaE esaurite, anche attraverso il piano straordinario della Legge 107/2015 ma, ora, lo stesso personale abilitato all’insegnamento, dal 2011 in poi, viene escluso da tutto. Anziché assumerlo a tempo indeterminato, viene allontanato persino dalle supplenze annuali, laddove abbia svolto oltre 36 mesi a partire dal 1° settembre scorso (anche se tale procedura, introdotta dalla Legge 107/15 vale solo nei casi di assegnazione di cattedre vacanti sino al 31 agosto): ribaltando, pertanto, il senso delle direttive UE e della Corte di Giustizia europea che intendono la soglia dei tre anni, pure non continuativi, un limite che una volta superato permette di essere automaticamente assorbiti nei ruoli dello Stato. In Italia, invece, si è ribaltano il concetto tirando su una barriera temporale che respinge il lavoratore”.

“Per non parlare – continua Marcello Pacifico – della tendenza crescente delle migliaia di supplenze conferite attraverso la sola ‘messa a disposizione’: assegnate dunque a precari nemmeno abilitati che, tra l’altro, sono gli stessi candidati docenti, reputati oggi utili per le supplenze, ma non al punto da meritarsi l’accesso all’ultimo Concorso a cattedra. Stando così le cose, considerando la mancanza di coerenza e di un filo conduttore nella gestione dei docenti precari, riteniamo che sia giunto il momento di farsi sentire in piazza: per questa ragione, Anief ha intenzione di chiamare tutti gli esclusi dal piano di assunzione del governo, per svolgere una manifestazione a Roma, da attuarsi nel prossimo mese di novembre”.

“L’obiettivo dell’iniziativa è certamente quello di sensibilizzare il Parlamento sulla difficile fase di precarietà che continua a colpire la scuola italiana. Il governo vorrebbe far credere che per vincere la supplentite basterebbe svuotare le graduatorie ad esaurimento: non è così. Pensi, piuttosto, ad assumere i precari come si fa nel resto d’Europa, dove un docente abilitato non viene allontanato dalla scuola ma accolto non appena si liberano i posti. Da noi in Italia, invece, – conclude il sindacalista Anief-Cisal – i posti ci sono ma li teniamo in ‘naftalina’, dichiarandoli non totalmente liberi”.