SCUOLA – Lezioni a singhiozzo, in ogni istituto mancano ancora tra i 4 e gli 8 supplenti annuali

Il mese di ottobre volge al termine e le scuole continuano a essere orfane dei docenti precari necessari per coprire le 100mila supplenze annuali che nemmeno la riforma della Buona Scuola è riuscita a sradicare: a Roma, dove l’Ambito territoriale è ancora alle prese con le rettifiche di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, oltre che con miglioramenti e completamenti cattedre, non sono uscite nemmeno le convocazioni, ma solo le scuole-pole dove verranno conferite; non va meglio a Napoli, dove non sono state pubblicate nemmeno quelle; a Cagliari sono fermi alle disponibilità delle cattedre ancora da coprire; lo stesso vale per Reggio Calabria e tante altre città.

“A Milano – scrive Orizzonte Scuola – la situazione è parecchio seria; il provveditorato ha pubblicato un solo calendario di convocazione, ma le cattedre disponibili per i supplenti sono tantissime: 571 – tra cattedre intere e spezzoni orari – di matematica e Scienze alla media e oltre 250 di Italiano tra scuola media e superiore; le cattedre di scuola primaria sono quattromila. Secondo la Cisl scuola di Milano, sono 6.000 le supplenze ancora da assegnare, a cui occorre aggiungere più di 1.200 posti di sostegno, per i quali probabilmente non si troveranno tutti docenti specializzati. Anche in provincia di Firenze ci sono decine di posti di sostegno da attribuire e carenza di specializzati. L’ufficio scolastico ha convocato qualche giorno fa. A Torino le nomine interessano 372 insegnanti di sostegno alle scuole superiori e mancano specializzati anche qui”.

A questo punto, si può dare per certo che nei grandi centri le supplenze verranno affidate solo a novembre e forse anche dopo, andando a smentire quanto detto qualche giorno fa dal Ministro dell’Istruzione che aveva detto di non preoccuparsi per le mancate nomine “perché non siamo a Natale”. Nel frattempo, le lezioni proseguono a singhiozzo: non tutti i dirigenti scolastici hanno, infatti, nominato il docente supplente sino all’avente diritto, soprattutto per coprire i vuoti sul sostegno, affidandosi in prevalenza agli insegnanti di “potenziamento” diventati sempre più spesso tappabuchi su insegnamenti per i quali non sono nemmeno abilitati. Il Miur non venga ora a dire che si tratta di casi sporadici, perché ogni scuola ha tra le quattro e le otto cattedre scoperte: considerato che sono circa 8.200 gli istituti scolastici italiani, rimangono da coprire almeno 50mila posti.

Il problema di questo complicatissimo inizio anno scolastico è, però, anche un altro: quello della mancata collocazione nelle GaE dei docenti che hanno ottenuto un’ordinanza cautelare dai giudici. I dirigenti responsabili degli ambiti territoriali, a rischio di commissariamento, hanno introdotto una data off limits, in genere collocata a fine settembre, oltre la quale hanno dato ordine ai propri uffici di non cambiare più l’assetto delle graduatorie. È andata così a Milano e in molte altre province. Come a Torino, dove si è superata la fantasia: l’Ambito territoriale ha convocato per “il giorno 24 ottobre per l’assunzione a tempo determinato da graduatorie ad esaurimento” solo “i docenti che abbiano ottenuto l’abilitazione successivamente alla chiusura delle graduatorie permanenti ed alla loro trasformazione in GAE non essendo gli stessi inclusi in esse”. Tale decisione, conclude l’Atp di Torino, è “in linea con i summenzionati provvedimenti giudiziari ed è necessaria al fine di garantire il regolare e corretto funzionamento delle classi e la continuità didattica, attraverso l’individuazione degli aspiranti iscritti a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento”.

“In questo modo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – quei dirigenti Miur non si sono probabilmente resi conto che stanno stoppando delle ordinanze cautelari emesse in tribunale, in particolare del TAR del Lazio: presto, però, torneranno con i piedi per terra, perché all’ordinanza di un giudice non si può rispondere alzando le spalle. Non bastava, insomma, che i docenti precari ricorrenti si ritrovassero a operare per un Ministero dell’Istruzione che si ostina a non recepire la giurisprudenza del Consiglio di Stato. Vorrà dire che se la situazione non si sbloccasse nelle prossime ore, chiederemo pure pesanti condanne alle spese. La legge non è un’opinione: gli Ambiti territoriali la smettano di andare per conto loro e pensino a ricomporre le GaE in tempo reale, anche ogni ventiquattrore”.

Il problema è che il trattamento del Governo per i precari si conferma in tutto e per tutto vessatorio e penalizzante: basta, infatti, andare a vedere il decreto del presidente del consiglio dei ministri del 31 agosto scorso sulle Modalità di pagamento delle somme stipendiali spettanti al personale supplente breve e saltuario (pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 241 il 14 ottobre scorso), nella parte in cui si introduce una norma che avrebbe dovuto tutelare i docenti assunti per pochi giorni. Incredibilmente, però, nel decreto si è approvato che il pagamento dello stipendio “deve comunque avvenire entro il trentesimo giorno successivo all’ultimo giorno del mese di riferimento”. “Questo significa – commenta ancora il presidente Anief – che un docente che ha svolto pochi giorni di supplenza all’inizio del mese di ottobre, si vedrà riconoscere il pagamento di quel servizio d’insegnamento anche alla fine di novembre. Viene da chiedersi come avrà fatto a vivere quel docente precario, se privo di altri lavori o proventi, nei 50 e oltre giorni di attesa”.