IL “WOJTYLA AMERICANO”, APOSTOLO DELLA SPERANZA DI UN POPOLO

Ho letto un libro,“Un popolo di speranza”. Timothy Dolan in dialogo con John L. Allen Jr., Marcianum Press (2015, Venezia). Il libro raccoglie interviste e discorsi dell’arcivescovo Dolan, curate dal giornalista americano Allen Jr. peraltro fatte alcuni anni fa durante il pontificato di papa Benedetto XVI. Allen nell’introduzione scrive che ha stabilito di costruire questo libro sul modello di “Rapporto sulla fede” (pubblicato nel 1984), il libro conversazione fra il più grande giornalista cattolico Vittorio Messori, e l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Quel libro segnò la storia della Chiesa dell’ultimo quarto di secolo. Il giornalista ha adottato il modello Messori; ha posto domande e poi ha permesso largamente a Dolan di parlare.“Questo è un libro ‘con’Dolan, piuttosto che un libro ‘su’ Dolan”. Il libro di Messori intendeva tracciare delle linee guida, questa volta l’intento “è provare a spiegare ciò per cui il cattolicesimo è a favore piuttosto che ciò rispetto a cui è contrario”. Allen, in pratica cercherà “di fare un viaggio nell’ortodossia affermativa al fianco del leader cattolico che più la impersonifica in America”. Per Dolan, l’ortodossia affermativa è una tesi suggestiva, significa presentare “i pilastri dell’ortodossia cattolica in chiave positiva. L’enfasi è data su ciò che il cattolicesimo appoggia e afferma, ciò per cui dice ‘si’, piuttosto che su quello a cui si oppone e che condanna”. Per Dolan bisogna presentare la dottrina cattolica in modo propositivo, non dire sempre no, o correggere in continuazione gli errori della gente, occorre sforzarsi a far vedere la bellezza e la positività dell’essere cristiani dell’essere credenti. Del resto questa era la tesi di papa Benedetto XVI, che lo si può considerare un conservatore, ma la sua preoccupazione maggiore è sempre stata quella di “reintrodurre sistematicamente i blocchi fondanti dell’ortodossia, cercando di rispolverarli dopo secoli di controversie e coperture legalistiche in modo da far splendere di nuovo i loro concetti positivi”. Papa Benedetto XVI, dopo aver analizzato la situazione culturale occidentale, in particolare quella europea, ha proposto l’ortodossia affermativa, l’unica alternativa,“per avere di nuovo attenzione è cercare di svegliare il profondo ‘si’ cattolico al di là della familiare litania delle cose che la Chiesa non approva”. Questo modo di presentare la fede era lo stesso di san Giovanni Paolo II e senza essere smentiti certamente è il metodo di papa Francesco.
Allen nella prima parte descrive chi è Dolan. Ripercorre brevemente la storia personale dell’arcivescovo di New York, ne esce fuori una figura estroversa, controcorrente, elenca i suoi amici, i suoi punti di riferimento, la sua formazione come storico, i suoi anni di parroco in parrocchia, il suo sempre rendersi visibile. Soprattutto Dolan è un uomo delle relazioni, sono famose le sue conversazioni intorno a una birra. Dolan anche da vescovo, diede molta importanza al suo essere fisicamente presente. Ogni mattina alle sette e mezza nella cattedrale di Saint Patrick e ogni domenica alle dieci e un quarto celebra la santa Messa.
La seconda parte del libro tratta delle sfide della Chiesa. Tra le sfide più infauste che ha dovuto affrontare ci sono quelle degli scandali degli abusi sessuali. Certo Timothy Dolan se dovesse tenere un discorso sula Chiesa cattolica preferirebbe indubbiamente iniziare dai fondamenti della fede, ma si rende conto che oggi nell’era postmoderna occorre affrontare i dubbi e gli interrogativi del pensiero popolare sulla chiesa cattolica. E’ dagli anni 80 che la Chiesa deve affrontare questo tipo di scandali. “Messi insieme, rappresentano senza dubbio la crisi più seria che il cattolicesimo si è ritrovato ad affrontare negli ultimi cinquant’anni”. Il cardinale Dolan, non si tira indietro, ci mette la faccia. Si rende conto che si è radicata nella gente l’idea che essere sacerdote significhi essere un potenziale pedofilo, peraltro, “una terribile ingiustizia per la maggioranza di buoni sacerdoti che con gli abusi non ha mai avuto niente a che fare, ma anche un indice di quanto l’autorità morale della Chiesa sia stata seriamente compromessa”. Ormai da diversi studi sappiamo come certa stampa abbia esagerato nell’indicare come corrotti troppi preti. Ma la corruzione esiste eccome, non può essere liquidata semplicemente come un’isteria dei media. C’è chi dà la colpa degli abusi al crollo della disciplina e della fede che ha caratterizzato il periodo fra i primi anni ’60 e i primi anni ’80. Altri cattolici danno la colpa all’”incomprensibile gerarchia di potere della Chiesa, unita a una moralità sessuale repressiva e una poco realistica aspettativa sul mantenimento del celibato ecclesiastico”. Poi ci sono i laicisti che insistono sulla Chiesa che nega e segreta tutto, volendo stare “al di sopra della legge”. Secondo Allen ci saranno delle verità in queste prese di posizione e Dolan ne è consapevole, sa quanto la gente sia stata colpita dalla crisi degli abusi sessuali, ma è anche consapevole dell’impossibilità pratica di soddisfare tutti.
Tra le tante domande inquietanti che il giornalista ha posto al cardinale, c’è quella: “come avete permesso, in nome di Dio, che accadesse tutto ciò?”A costo di mettersi nei guai, se lo chiede anche Timothy Dolan. Comunque sia dopo tanto discutere e incontrare gente, alla fine, l’unica vera alternativa, l’unica cosa più efficace da fare è pregare. E Dolan cerca di convincere i suoi sacerdoti, la sua gente,“che, se lo facciamo con convinzione, ci sarà sempre speranza”. Il cardinale è convinto che la Chiesa non sarà mai perfetta. Anche se noi ci aspettiamo una Chiesa gnostica e perfetta.“Dobbiamo essere realistici senza rinunciare ai nostri sogni. La nostra attitudine tipicamente americana di puritanesimo e pragmatismo ci sproni a rendere tutto perfetto, non ce la potremo fare”
Un’altra sfida calda che la Chiesa americana deve affrontare è la questione delle donne. Ci sono anche ambienti cattolici che vedono la Chiesa come un “circolo maschile”. La Chiesa è rimasta l’ultimo bastione del patriarcato, dove la donna come moglie e madre sembra una copertura per impedire alle donne di fare carriera sia nel mondo laico che nella Chiesa. La discussione è abbastanza accesa, ma alla fine occorre porsi la domanda: “chi è che ha davvero un problema con la valorizzazione delle donne?”. Dolan a questo riguardo porta le sue esperienze formative nella Chiesa. Praticamente portano tutte l’impronta di donne forti e indipendenti, prime fra tutte le Sorelle della Misericordia. Peraltro per Dolan, le donne sono le vere artefici della cultura cattolica, sia nella vita familiare che in parrocchia. Pertanto per lui, “è inopportuno parlare del bisogno di dare importanza alle donne nella Chiesa, è un’idea che deriva da una lettura sbagliata di come la Chiesa funzioni davvero”.
Comunque sia per Dolan la Chiesa non è per niente maschilista, le persone più influenti della sua vita sono state donne: sua madre in primis, le sue due nonne, poi le suore a scuola. “Era una cultura dove tutti sapevano che le donne erano la vera forza delle famiglie, delle parrocchie e più in generale del cattolicesimo”.
Altro tema scottante è quello delle “questioni pelviche”, il libro conversazione di Allen si riferisce a tutti quei temi legati alla sessualità: l’aborto, il controllo delle nascite, i diritti dei gay, il matrimonio, il divorzio e il celibato ecclesiastico. Nel complesso, leggendo i giornali, negli ultimi cinquant’anni, sono problematiche sempre in primo piano. A cominciare dall’enciclica del 1968, l’Humanae Vitae, nella quale si ribadì la condanna della Chiesa nei confronti della contraccezione.
Dolan risponde alle accuse di omofobia nei confronti della Chiesa. In questo settore è molto utile l’approccio dell’ortodossia affermativa: seguendo l’insegnamento di Giovanni Paolo II, è convinto che quello che conta è “chi siamo, non quello che facciamo”. C’è una frase meravigliosa nell’esortazione Pastores Dabo Vobis, “in cui si dice che la grande tentazione di oggi è di definire il proprio valore in base a quello che si fa e che si ha, non in base a quello che si è”.E a chi ha un comportamento omosessuale, il cardinale consiglia la castità, che interessa anche chi è sposato regolarmente. Il cardinale non ha problemi di accoglienza per chi pratica l’omosessualità:“è un errore trattare gli omosessuali come un caso particolare – per il cardinale – Sono molte le situazioni nelle quali le persone possono venire meno agli insegnamenti della Chiesa”. A questo punto dovrebbero far parte della Chiesa cattolica solo i santi o i figli dei santi. Tuttavia Dolan ribadisce che tutti sono benvenuti alla Messa domenicale anche i gay, ma nello stesso tempo devono sapere che parte di essa“è dedicata ad una chiara esposizione degli insegnamenti di Gesù così come li ha compresi la Chiesa nell’arco di duemila anni”. In particolare la dottrina sul matrimonio che può essere espresso tra un uomo e una donna. E pertanto,“qualsiasi altra forma di piacere sessuale al di fuori di esso è qualcosa al di sotto delle aspettative di Dio”. Dunque “preparati ad arrabbiarti quando ti parlerò del piano di Dio nei confronti della sessualità, perchè è anche questo parte del Vangelo, e non sarai totalmente a tuo agio nel sentire certe cose”.
All’interno del capitolo, “fede e politica”, il cardinale, affronta il tema della destra e della sinistra, del partito democratico e repubblicano. Dolan sembra prendere le distanze da entrambi gli schieramenti. Anche se sulla questione “fede e valori”, non si può negare che i repubblicani dovrebbero essere più vicini alle posizioni cattoliche. Il cardinale Dolan non è disposto a transigere sulla questione aborto,“è la prova del nove della fedeltà dei cattolici negli Stati Uniti”. Per Dolan la pratica abortiva, non sarà mai dimenticata, anche se in Europa, ormai da tempo non è tra i temi più importanti. Anche Dolan ribadisce una verità fondamentale sulla questione aborto.“Non voglio che il dibattito sull’aborto venga percepito come interessato solo ai cattolici, o ai vescovi cattolici, che tentano di inculcare nella gente la loro visione moralistica”. Dolan insiste, “è una questione di diritto dell’uomo, di diritto civile e giustizia sociale. E’ qualcosa che rimanda ai principi fondamentali sui quali venne fondata questa repubblica”. Pertanto, “ogni nostra mossa che la faccia sembrare una ‘questione cattolica’ non fa altro che aumentare i cartelli: ‘Allontanate i vostri rosari dal mio utero’”. Dunque il cardinale è molto chiaro sull’aborto, sui matrimoni gay, “sono questioni di diritti dell’uomo, di legge naturale. In altre parole non stiamo cercando di imporre delle convinzioni religiose al resto del paese”. A questo proposito il cardinale è brillante quando sostiene: “se promuovessi un emendamento della costituzione che bandisse gli hamburger nei venerdì di Quaresima, allora potresti dire con tutte le ragioni che sto tentando di imporre gli insegnamenti cattolici alla società americana”. Per difendere la vita umana non devi essere un uomo di fede, un cattolico, o ebreo, basta essere americani. Ad un politico che gli chiedeva come poter far valere i valori cattolici sugli altri, il vescovo di New York gli risponde con un aneddoto:“se come politico cattolico favorisci delle leggi contro le rapine, starai tentando di imporre i tuoi valori cattolici sul resto del paese? No. E lo stesso vale sull’aborto”. Peraltro sembra che il voto cattolico nelle ultime elezioni presidenziali americane, sia stato influenzato dalla questione aborto. La maggioranza dei cattolici statunitensi, ma anche gli evangelici, hanno votato per Trump, che nel suo programma si era dichiarato contro l’aborto, mentre la Clinton era favorevole, anche al nono mese, fino a un giorno prima della nascita del bambino. Nella terza parte del testo, si approfondisce l’argomento, fede e vita cattolica. E’ qui che il giornalista americano paragona Dolan a papa Giovanni Paolo II. Sono numerose le qualità in comune con il papa polacco: una certa personalità spavalda e coraggiosa, da duri, un senso umoristico, abilità innata nella comunicazione, una sorta di “rock star” di entrambi, un solido senso di identità, entrambi orgogliosi di essere americano e polacco. Ecco perché Allen confessa di aver pensato di intitolare il libro proprio il Wojtyla americano.

Domenico Bonvegna
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