Nuove speranze per la Sclerosi Multipla dai lavori premiati dalla Società Italiana di Neurologia

Sette premi per un valore totale di 34.000 euro ai migliori contributi scientifici pubblicati dai giovani neurologi italiani. Questo è quanto assegnato dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) che, anche quest’anno, conferma il suo sostegno alla ricerca scientifica a favore di quanti sono chiamati ogni giorno a convivere con malattie fortemente impattanti quali quelle neurologiche. Giunto alla sua terza edizione, il concorso ha visto concorrere numerosissimi giovani specialisti neurologi di età compresa tra i 30 e i 45 anni.

“Crediamo fermamente nell’importanza di riconoscere il lavoro, gli sforzi, la passione dei giovani ricercatori che rappresentano il futuro nella cura e nella diagnosi delle malattie neurologiche – ha affermato il Prof. Leandro Provinciali, Presidente SIN-. In tre anni la Società italiana di Neurologia ha assegnato ben 20 premi per un valore totale di circa 110.000 euro dimostrando la sua volontà di contribuire al progresso nella comprensione e nella cura delle patologie neurologiche. La ricerca, inoltre, è indispensabile per l’individuazione di soluzioni che possano ridurre il peso, in termini umani e sociali, delle malattie che provocano il maggior carico di disabilità della popolazione e per migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei caregiver”.

Tra le pubblicazioni premiate, di grande rilevanza è il lavoro scientifico Advanced MRI and staging of multiple sclerosis lesions di Martina Absinta et al. pubblicato recentemente sulla rivista Nature Reviews Neurology. Questo studio, che registra un impact factor pari a 18.4, ripercorre i vari step dell’evoluzione nel tempo delle lesioni cerebrali in pazienti con Sclerosi Multipla tramite tecniche innovative di risonanza magnetica ad altissima risoluzione. I ricercatori sono stati in grado di visualizzare direttamente le lesioni con infiammazione cronica che non riescono a riparare da quelle che invece tendono a regredire con il tempo. Finora questo poteva solo essere determinato attraverso un microscopio. Questo permetterà di testare terapie che possano ridurre l’infiammazione cronica e promuovere i meccanismi di protezione e riparazione dei tessuti, non sempre possibili con le terapie disponibili oggi.