“L’intervento del governo di Paolo Gentiloni, volto a mettere in sicurezza l’industria bancaria italiana con una sorta di scudo da 20 miliardi di euro, trova il nostro consenso. In questa fase, il Paese non può permettersi una crisi sistemica degli istituti di credito e le misure individuate dal consiglio dei ministri, pertanto, non vanno lette come favori esclusivi a uno specifico settore, ma come un sostegno all’intera economia. Tuttavia, non possiamo non sottolineare l’urgenza di varare in tempi rapidi, già dall’inizio del prossimo anno, un piano serio e credibile indirizzato all’abbattimento della pressione fiscale per le famiglie e per le imprese. Se da un lato non deve mancare il supporto delle banche, con i prestiti, le micro, piccole e medie imprese del nostro Paese continuano a morire per troppe tasse”. Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
L’intervento del governo si spiega anche con la dipendenza quasi totale dalle banche delle imprese italiane: secondo un rapporto del Centro studi di Unimpresa, i prestiti agli imprenditori arrivano, infatti, per il 70% dagli istituti di credito, con il restante 30% suddiviso tra altri intermediari, enti pubblici, finanziatori privati diversi da banche, soggetti esteri. Su 750 miliardi di euro complessivi di finanziamenti, 510 miliardi (68%) sono erogati dal settore bancario, 94 miliardi (12%) da intermediari finanziari diversi dagli istituti, 37 miliardi (5%) dalla pubblica amministrazione, 12 miliardi (1%) da privati, mentre gli stranieri sostengono le imprese italiane con 94 miliardi (12%).
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, i prestiti alle imprese sono passati da 752,1 miliardi di giugno 2015 a 750,5 miliardi di giugno 2016 con una contrazione di 1,5 miliardi (-0,21%). La composizione dei prestiti, in relazione alle fonti, è rimasta sostanzialmente invariata negli ultimi 12 mesi: a giugno scorso, 510,8 miliardi (68,07%) risultavano erogati dalle banche, 94,8 miliardi (12,64%) da altri intermediari, 37,8 miliardi (5,04%) da enti pubblici, 12,3 miliardi (1,64%) da altri privati, 94,6 miliardi (12,61%) da soggetti esteri; a giugno 2015, 511,9 miliardi (68,06%) risultavano erogati dalle banche, 95,6 miliardi (12,72%) da altri intermediari, 37,4 miliardi (4,98%) da enti pubblici, 13,7 miliardi (1,83%) da altri privati, 93,4 miliardi (12,42%) da soggetti esteri. Riduzioni di credito sono state osservate da quasi tutte le fonti: le banche hanno tagliato 1,02 miliardi (-0,20%), gli altri intermediari hanno ridotto i crediti per 745 milioni (-0,78%), altri soggetti privati hanno sforbiciato i finanziamenti per 1,4 miliardi (-10,32%); gli enti pubblici e gli investitori stranieri hanno incrementato gli impieghi alle aziende rispettivamente per 365 milioni (+0,98%) e 1,2 miliardi (+1,31%).