Andrea Filloramo, siamo alla fine dell’anno 2016. Vogliamo fare assieme un bilancio della tua collaborazione con IMGPress?
Certamente…. Durante l’anno che sta per finire, nel rispetto dell’impegno preso, ho scritto molto, come del resto negli anni precedenti, sulla diocesi di Messina, che, sui suoi reali problemi, all’esterno mantiene un totale e assoluto silenzio.
A tuo parere, quindi, la diocesi o chi per essa, tiene ancora occultato quanto avviene o è avvenuto nelle sacre mura del palazzo?
Non è tanto di un volere nascondere ma di un atteggiamento tipico dei preti, di tutti i preti di tutte le diocesi del mondo, non solo di quelli di Messina, o della stessa Chiesa, che vieta a chi sta all’esterno di avere informazioni di quanto avviene al suo interno. Questo atteggiamento è duro a morire.
Si tratta forse del principio che “i panni sporchi si lavano in famiglia”?
Magari…. ma vi è un altro principio sempre saldo negli uomini di Chiesa, quello della “segretezza”, che non fa vedere che i panni sono sporchi. Essi (volendo continuare in questa metafora) preferiscono tenere addosso il “lordume”, purché gli altri non vedano e non si accorgano che il “fetore” è diventato insopportabile.
Vuoi approfondire questo principio?
Brevis verbis: il principio della segretezza è tipico di ogni potere autocrate che deve essere mantenuto ad ogni costo. In esso, ogni messa in discussione di una decisione è percepita come un attentato all’autorità. L’imposizione del silenzio, così, diviene un mezzo necessario per gestire opinioni contrastanti o dissenzienti o far conoscere fatti che possono causare confusione e arrecare potenziali minacce. Il guaio è che, per gli uomini di Chiesa, la segretezza e il silenzio che ritengono essenziali per mantenere un sistema si fa passare come ordinato da Dio, e che perciò deve essere onorato e protetto.
È questo un modo di ragionare paternalistico: esso tratta gli adulti come bambini da proteggere.
Hai detto bene. C’è, infatti, differenza tra l’educazione degli adulti e quella dei bambini: il divenire adulto comporta la capacità di tollerare un’assenza di certezza. Proteggendo gli individui dalla confusione e dall’ambiguità, non si rispetta la loro autonomia di agenti completi; di fatto, si impedisce il loro pieno sviluppo. Divenire adulto nella fede significa esser pronto a rifiutare una certezza che si autolegittimi. Gli esseri umani, in quanto fallibili, non possederanno mai tutte le risposte. Inibire lo sviluppo degli individui rivendicando la certezza è un’ingiustizia alla persona e non può, quindi, contribuire al bene comune. In forza di questo principio, quindi, si sono tenute segrete anche le nefandezze dei preti, per esempio la pedofilia.
L’autoreferenza dei preti, anche di quelli messinesi, di cui hai tanto scritto, quindi trova le sue ragioni nella segretezza imposta.
Certamente. Ricordiamo, però che l’autoreferenza è sempre rigida e non entra in comunicazione autentica con l’altro, non opera scambi, di cui anche i preti, come uomini, hanno bisogno. Prima o dopo essi, se opportunamente ascoltati, rompono il cerchio, la barriera e quindi, infrangono il silenzio imposto dalla loro formazione clericale e passano dalle chiacchiere, dai mormorii, che abbondano fra di loro al parlare anche con l’esterno.
Questo è, quindi, è avvenuto con te?
Proprio così. Molti preti che mi contattano, però, ancora mantengono un certo retaggio della segretezza, consistente nell’anonimato. Non vogliono, infatti, che venga rivelato ai mezzi di comunicazione il loro nome. Forse ritengono almeno verosimile quanto sosteneva Oscar Wilde quando diceva: ‘La gente dice esattamente quello che pensa solo se può restare anonima” oppure ci sono altri motivi che non stiamo qui ad analizzare. Ritengo, però, sempre, importanti non solo le informazioni che essi mi danno ma anche le loro reazioni; informazioni e reazioni, che, una volta “filtrate”, diventano argomenti dei miei articoli.
L’anno che è passato sicuramente è stato più tranquillo per i preti messinesi…
Da quel che ho potuto notare è proprio così. È passato più di un anno da quando la turbolenza nevrastenica che non sopportava il “bellum omnium contra omnes” credo sia finita. Essa era data dalla “gestione” della diocesi, dallo “scandalismo”, che non prendeva atto che il male albergava ovunque anche dove avrebbe dovuto risiedere il bene e che “nascondere” non faceva bene a nessuno. Apparentemente, quindi, le acque si sono quietate. I buoi sono tornati nella stalla in attesa della nuova biada con cui nutrirsi.
L’Amministratore Apostolico Benigno Papa ha certamente contribuito a rasserenare il clero?
Certamente Mons. Benigno Papa si è reso disponibile per tutti, ha fatto intravedere di essere un pastore. I preti e i laici messinesi a lui devono essere molto grati.
Il 7 gennaio prossimo si insedierà il nuovo arcivescovo…
L’attesa è stata lunga. Il Papa ha atteso molto, inaugurando un modo nuovo di gestire una diocesi “sede vacante”, che possiamo chiamare “metodo Messina”, con la nomina di due Amministratori Apostolici. Ha tenuto conto certamente dell’atipicità di una situazione che l’arcidiocesi peloritana aveva vissuto con l’arcivescovo emerito La Piana. Sono sicuro che Mons. Giovanni Accolla, riuscirà ad essere quel pastore che tanti attendono.
Quale, a tuo parere, dovrebbe essere il più urgente intervento del nuovo arcivescovo, preso possesso dell’arcidiocesi?
Per carità! Non sono, né sono capace di essere il suo suggeritore. Ma, ascoltati i molti amici preti che operano a Messina, mi permetto trasmettere quella che loro considerano la loro esigenza, consistente nel cambiamento di alcuni posti chiave della Curia, a partire dal Vicario Generale. Personalmente io non conosco nessuno, tranne il Cancelliere Aliquò, che ritengo una persona intelligente e degnissima.
Partendo da zero sarà difficile e forse impossibile per il nuovo arcivescovo il cambiamento della gestione della diocesi, data la non conoscenza degli uomini e delle situazioni?
Ritengo, che egli abbia avuto tutto il tempo, fin dalla nomina, di informarsi. Basta accedere a Facebook, dove non mancano gli spot che descrivono la Curia messinese
Ne vuoi citare qualcuno?
Subito! Si tratta di uno spot di un prete: don F.M del giorno 23 dicembre 2016, che scrive: “Avvicinandosi il giorno dell’ingresso del nuovo Arcivescovo, mi auguro che si premurerà a cambiare la Curia che è divenuta "un deserto", luogo non più frequentato dai preti (se non per casi urgenti), non trovando né stimoli né accoglienza… Alcuni curiali pensano di stare su quelle sedie in aeternum; altri ritengono che la loro sedia sia il trono regale… e altri riconoscendo la loro incapacità si àlterano subito battendo il pugno e minacciando…. eppure il loro essere lì dovrebbe essere un servizio… specie ISC che dovrebbe avere il cuore del samaritano nei confronti dei sacerdoti malati… ed invece è divenuto peggio del sacerdote e levita”…
Non resta, quindi, di fare gli auguri di Buon anno!
Certamente! Tanti auguri a chi vuole costruire veramente un futuro migliore per tutti.