di ANDREA FILLORAMO
Riporto quanto don Sergio (nome di fantasia) ha postato in un social a commento all’ultimo mio articolo. Leggendo si può notare, quanto rancore, ci può essere in una certa parte del clero, che a distanza di 16 mesi dalle dimissioni di La Piana, ancora cova dentro di sé. Esso si indirizza, sì, verso il vescovo emerito, ma anche verso coloro che don Sergio ritiene i suoi privilegiati.
“I canonici di oggi, caro Andrea, non hanno nulla a vedere con lo storico e illustre capitolo della Metropolitana Chiesa cattedrale. Tutti incapaci o incompetenti. A chi di loro è venuta l’idea così barbara da modificare lo statuto (ignorando l’esistenza di un regolamento) e formulare uno nuovo privo di regolamento, riducendo l’attività canonicale ad un incontro mensile? Inoltre a quali tradizioni si collegano le attività canonicali? Basta pensare che nelle date più importanti della Cattedrale la presenza dei canonici è stata del tutto depennata, in quanto quasi tutti sono parroci. Ed ecco che a queste celebrazioni – importanti nel passato – sono state sostituite forme e celebrazioni rivestendole con la dicitura “di tradizionale incontro”, dimostrando così di ignorare il significato del termine “tradizionale”. Ma per un “angelico” decano, ignaro di elementi storici, tutto ciò che esce dal suo sacco diventa “tradizionale”. Come mai e da quando il giorno di S. Agnese, mai celebrata dal Capitolo, è divenuto un “tradizionale incontro”? Un Capitolo, che è costituito per “servire” e “curare” la Chiesa Madre, non è neppure presente nelle celebrazioni più solenni della cattedrale. Un Capitolo che non è capace di organizzare un servizio religioso ma ricorre ai religiosi (con tanto di nomina: il vescovo ha pensato bene di sistemare economicamente i suoi, infischiandosi dei suoi presbiteri). Un Capitolo che si preoccupa solo di rivestirsi di cotta e mozzetta … e apparire con queste insegne anche fuori della cattedrale. Il Capitolo è tale solo all’interno della cattedrale e non altrove e non ha le stesse prerogative dei titoli pontifici. Infine mi chiedo: quali sono i meriti di tutti quelli che sono stati insigniti del titolo di “canonici”? Forse perché troppo “leccapiedi”, come dice papa Francesco, di colui che è stato mandato via? Così anche un organismo così glorioso nella storia della Chiesa di Messina è stato segnato in modo permanente dalla spada dello «zorro mazarese»”.
COMMENTO
Non intendo rispondere a tutti gli impliciti quesiti posti da don Sergio, quesiti indubbiamente provocatori nei confronti dell’esercizio di un determinato potere ecclesiastico. Mi è sufficiente evidenziare solo alcune considerazioni su un “istituto” arcaico, obsoleto, inutile, quello del Capitolo delle cattedrali, che ancora esiste in molte diocesi, che crea nel clero dissidi, invidie, gelosie, separatezze, privilegi, titoli, dimenticando che esso è nato solo a scopo di culto, inteso come il “decoro” dei riti da celebrare nelle cattedrali. Lo sapeva bene un predecessore di Mons. La Piana nella diocesi di Mazzara del Vallo, che se sono vere le informazioni che ho avuto, circa venti anni prima della nomina di quello che in seguito sarà l’arcivescovo di Messina, l’aveva di fatto abolito. Niente più, quindi, in quella diocesi celebrazioni corali, niente più nomine, mozzette, vesti paonazze, tuniche filettate di rosso, indumenti oggi ritenuti carnevaleschi, biglietti di visita contenenti il titolo di monsignore e altri titoli allegati. È stata questa sicuramente una drastica soluzione ai "dissidi" all’interno del clero. Sta di fatto che adesso a distanza di tanti anni in quella diocesi nessuno si ricorda più del Capitolo, di cosa esso sia…dei “monsignorati”… dei "monsignori", dei canonici… Giunto a Messina La Piana si è trovato a gestire questa “anticaglia storica” e si è servito di essa, al dire di don Sergio, per premiare e gratificare, quelli egli chiama i “leccapiedi”. Cosa possiamo dire? Oggi con il proliferare degli organismi curiali, i centri di potere sono cambiati, non c’è più il “senato del vescovo” fatto dai canonici, non ci sono più vari titoli esistenti nel passato e fra questi il titolo di monsignore abolito da papa Francesco. Il Capitolo della cattedrale oggi è soppiantato dal Consiglio Presbiterale e al Capitolo dovrebbe restare solo dedicarsi al decoro della cattedrale, che se non può essere assicurato, dato che quasi tutti i canonici sono impegnati nelle rispettive parrocchie, essendo anche parroci, il Capitolo diventa inutile, quindi da abolire, se non “de jure”, almeno “de facto”.