Omelia di S.E. Mons. Giovanni Accolla

Omelia di S.E. Mons. Giovanni Accolla

Eminenza reverendissima,
venerati confratelli nell’episcopato,
carissimi confratelli presbiteri,
cari diaconi e alunni del Seminario diocesano,
gentili autorità civili e militari,
cari amici tutti.

La liturgia di oggi, festa del Battesimo del Signore, ci offre lo spunto per qualche riflessione in occasione dell’inizio del servizio ministeriale a favore della Chiesa di Messina – Lipari – S. Lucia del Mela.
Alcune considerazioni sul primo canto del Servo di Jahvè.
Il servo è presentato da Dio (re) all’assemblea del popolo, egli non è un “subordinato” bensì la persona scelta a cui affidare un mandato, una missione, una facoltà, E’ persona scelta tra tanti (il mio eletto) e Dio si compiace per il compito che gli affida.
Il compiacimento di Dio si traduce nell’affidamento di un incarico: quello di portare il “diritto alle Nazioni” con le modalità indicate dallo stesso Dio e che ne rivelano la Sua volontà: la salvezza per tutti, la riconduzione di tutti al Suo amore.
Il metodo di operare del “Servo” è un metodo di azione: discreto, umile, rispettoso, capace di valorizzare tutto quello che di positivo trova. L’immagine della canna incrinata, e dello stoppino dalla fiamma smorta, sembrano racchiudere le fragilità delle società del nostro tempo, le fragilità delle comunità presbiterali, religiose o ecclesiali. Il “Servo di Jahvè” è chiamato ad essere rispettoso di tutto quello che di positivo, anche piccolo, esiste nel popolo del Signore e lo valorizza. Con il suo intervento invece di umiliare deve valorizzare. Invece di schiacciare deve infondere energia e speranza.
La Sua mitezza però non è debolezza. In realtà il “ Servo”, nelle sue scelte, è deciso, costante, ostinato per cui il profeta dice:
“ Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non si abbatterà, finchè non avrà stabilito il diritto sulle terra”.
La missione del Servo è proclamata con chiarezza nel testo di Isaia:
“ Ti ho chiamato per la giustizia
Ti ho preso per mano
Ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo, luce delle nazioni”.
La missione del “Servo” è la missione di tutta la comunità ecclesiale. Vocazione personale e vocazione della comunità ecclesiale sembrano coincidere: un’unica chiamata, un’unica predilezione, un’unica missione: una comune fedeltà.
Anche il brano degli Atti degli Apostoli, che abbiamo appena ascoltato, rafforza, con le parole dell’Apostolo Pietro il senso della predilezione, della missione, della consacrazione.
Il battesimo è una totale “immersinone” nel mistero salvifico dell’amore di Dio che si realizza in Cristo “Servo obbediente” e che si manifesta nella storia attraverso tutti coloro che “immersi in Cristo” ne diventano membra vive del suo Corpo. Coloro che “ascoltano la Chiamata”, si dispongono alla elezione, accolgono la missione, con atteggiamento di “servi obbedienti”, allontanando ogni tentazione di ambizione, di orgoglio, di potere, di sopraffazione, di arroganza, di ipocrita manipolazione, di sciocca adulazione, di bizantinismo ecclesiastico mieloso e dannoso.
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme (ama) e pratica la giustizia (incarna e rende visibile nella storia il suo amore) a qualunque nazione appartenga.” La consacrazione (elezione e missione” di Gesù di Nazareth in Spirito Santo e potenza si traduce in storia salvifica. “ Gesù passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del Diavolo, perché Dio era con Lui”.
L’impegno di chi è chiamato a servire si estende come un impegno di tutta la comunità ecclesiale e in primo luogo di tutta la comunità presbiterale.
Una Chiesa che non scopre e non valorizza la propria vocazione profetica al “SERVIZIO” è una Chiesa che rischia un’amarissima esperienza di infedeltà che da scandalo.
Il rinvigorimento della Chiesa di Messina – Lipari – S. Lucia del Mela passa attraverso una severa ed umile revisione di vita, nella mitezza e nella docilità alla chiamata del Signore. Una Chiesa “SERVA di Jahvè”, con il coraggio di una santa inquietudine, meno formale e più pronta a sbracciarsi per servire coloro che stanno nelle varie periferie geografiche: fisiche ed esistenziali. Una chiesa con sentimenti di umiltà, disinteressata e testimoniante la gioia della comunione con Dio. Una Chiesa che si lasci inquietare sempre dalla domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli: “ Voi chi dite che io sia?” (Mt.16,15).
Abbiamo urgente bisogno di rivelare, con la nostra testimonianza di vita, la nostra professione di fede, che Gesù è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, che Gesù è il Salvatore e il Redentore; la gente ha bisogno di rigenerarsi alla fiducia, alla speranza.
Il Santo Padre, nel discorso al V convegno della chiesa italiana a Firenze nel novembre del 2015, a proposito dei compiti dei vescovi, si rivolgeva all’assemblea con queste parole: “Ai vescovi chiedo di essere pastori. Niente di più: pastori. Sia questa la vostra gioia: “Sono pastore”. Sarà la gente. Il vostro gregge a sostenervi …… ho pensato che oltre la preghiera, quello che fa stare in piedi un vescovo, è la sua gente”.
Avendo incontrato il Santo Padre, durante l’udienza del 28.12.u.s. ho accolto con gioia il Suo saluto e la Sua esortazione “ coraggio, coraggio, incontra la gente”.
Insieme, ripeto insieme, riscopriamo con gioa la chiamata del Signore: vivere con fedeltà la missione ad essere suoi servi, “ Servi di Jahvè”; umili, docili e fermi, per ristabilire la giustizia, per generare comunione, per testimoniare la presenza di Gesù “luce del mondo”, luce nuova che brilla nelle tenebre, sapendo di essere guidati per mano da Lui.
Sua Eccellenza Mons. Benigno Papa, nella Sua sapiente sollecitudine pastorale, ha voluto offrire alla comunità ecclesiale dell’Arcidiocesi di Messina – Lipari – S. Lucia del Mela, per l’anno pastorale 2016 – 2017, tre suggerimenti:
• Con l’esortazione di San Girolamo. “Amare la Sacra Scrittura, cercare nella lettura assidua e orante di essa la Parola di Dio, porre la vita personale e l’attività pastorale sotto la sua luce e la sua forza.
• Continuare a vivere l’impegno giubilare della “misericordia” come caratterizzante l’identità del nostro essere Chiesa. La Chiesa non cessa di essere Madre di Misericordia. Sarebbe bello che si rispolverasse l’impegno della Chiesa per gli anni 90 “Evangelizzazione e testimonianza della carità”. Un modo per riscoprire la sacramentalità della evangelizzazione attraverso la carità.
• L’impegno a vivere come “discepoli missionari e testimoni della gioia del Vangelo”.
Come fecero i servi alle nozze di Cana così facciamo noi: accogliamo l’esortazione di Maria “ fate quello che vi dirà”, la nostra vita ecclesiale riprenderà vigore e la gioia di essere vissuta e testimoniata.

Madonna della Lettera prega per noi. Amen.