Sarà presentato venerdì prossimo alle 17,30 presso la Sala Sinopoli del Teatro Vittorio Emanuele, “Ritorni – Autobiografia di un talloner”. Questo il titolo del romanzo che porta la firma di Paolo Piccione, avvocato ed esponente del socialismo siciliano, già presidente dell’Ars, assessore regionale ai Lavori pubblici, componente del Comitato regionale e dell’Assemblea nazionale del Psi, vice presidente dell’Iacp di Messina, vicesindaco, assessore all’Urbanistica e consigliere comunale della stessa città, nonché giornalista pubblicista e per quasi undici anni fra gli indagati e imputati di spicco di Tangentopoli in Sicilia e infine assolto da tutti i capi d’imputazione a suo carico. Il testo è edito dalla casa editrice Pungitopo, con prefazione del giornalista palermitano Piero Fagone, postfazione dell’avvocato Antonio Matasso e a cura della giornalista e scrittrice Serena Manfrè, che ne firma, invece, l’introduzione. Insieme all’autore interverranno Piero Fagone, Padre Agrippino Pietrasanta S.J., Federico Martino e Pompeo Oliva. Moderatrice la giornalista Elisabetta Reale, aprirà l’incontro Egidio Bernava, sovrintendente dell’Ente Teatro di Messina.
Paolo Piccione, personaggio pubblico del socialismo siciliano della ‘prima Repubblica’, narra in questa autobiografia della sua attività di amministratore e legislatore, ma soprattutto di un ragazzino cresciuto durante il dopoguerra messinese e siciliano fra barche di pescatori, voglia di leggere e avventurose traversate dello Stretto; di un giovanissimo curioso, tenace e con una grande necessità e una ferrea volontà di costruirsi un futuro migliore partendo da zero nel suggestivo villaggio di Torre Faro, dove, come in tanti altri luoghi e specie durante gli anni del secondo conflitto mondiale, “la vita si riduceva a non morire”. E narra ancora dell’innata vocazione del protagonista a “salire gli scalini spesso ripidi che compongono la gradinata di un’esistenza”e dell’aspirare persino al volo, osando quando e ove sia possibile.
“Il racconto – come scrive Fagone nella sua lucida e a tratti commovente prefazione– muove e si conclude metaforicamente a Torre Faro. Paolo, un ragazzino biondo tanto da essere scambiato dai familiari per albino, cresce vicino al mare e dal mare, dai pescatori e dai marinai che tentano di dominarlo, è attratto in modo irresistibile. Ma la scuola che lui frequenta è ben diversa da quella dei ‘fighetti’ (si direbbe oggi) dei Circoli nautici che allora imparavano a bordeggiare al timone dei dinghy, degli snipe o quali prodieri sulle star, se non addirittura sugli 8 metri s.l. No, la sua scuola è quella dei pescatori e la sua prima sfida è quella di issarsi lungo la scala di corda in cima all’albero, a ‘ntinna, dall’alto del quale si scrutava il mare nella speranza di avvistare ricche prede”.
Da lì la narrazione volge agli anni del liceo, dell’Università, prima a Torino e poi Messina, e ancoraal matrimonio, alla carriera professionale e politica fino alla parentesi buia di Tangentopoli e ai quaranta giorni di detenzione. Non mancano singolari pagine dove si narra degli interessi del protagonista per il cinema, la fotografia, la letteratura, la pittura, lo sport e i viaggi, che accompagnano il suo percorso umano e politico, insieme ai viaggi, che fanno da accattivante sfondo alla sua esistenza. Basti solo citare la presenza di Piccione a Cuba, nel ’78, durante il Festival della Gioventù, o a Lisbona, nel ’74, durante la Rivoluzione dei Garofani.