Per diventare insegnante laurea obbligatoria e concorso pubblico

Cambiano le modalità per diventare insegnante: per accedere alla docenza bisognerà essere in possesso della laurea, anche per gli educatori degli asili nido, e successivamente vincere il concorso pubblico. Chi lo supererà si inserirà in un percorso di formazione di tre anni, due dei quali da svolgere all’interno delle scuole per superare il tirocinio. Il percorso si concluderà, dopo il terzo anno, con l’assunzione a tempo indeterminato. Lo prevede una delle otto leggi delega della “Buona Scuola”, approvati ieri dal Consiglio dei Ministri: quella sulla Formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado. In attesa di avviare un confronto con le parti interessate in vista dell’approvazione definitiva, e di conoscere il testo su cui nelle prossime settimane saranno chiamate ed esprimersi anche le commissioni parlamentari di Camera e Senato, il Miur ha realizzato una sintesi dei contenuti principali.

“Il decreto riguarda le future e i futuri insegnanti e prevede una fase transitoria per chi oggi è già iscritto nelle graduatorie di istituto”, ha precisato il Ministero dell’Istruzione, facendo dunque intendere che si sta lavorando per allestire una corsia preferenziale per le tante decine di migliaia di precari già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento. Per il sindacato, la tutela dei precari inseriti nelle graduatorie d’istituto viene a costituire un’apertura importante, chiesta formalmente da tempo, sia attraverso gli emendamenti alla Legge di Stabilità 2017, sia come modifica al decreto Milleproroghe in via di approvazione definitiva.

Il mancato inserimento nelle GaE de personale docente abilitato andrebbe, infatti, a costituire un danno irreparabile per questa categoria di docenti. L’inserimento in coda nelle Graduatorie a Esaurimento, è bene spiegarlo, dovrà però avvenire sia per coloro che sono oggi inseriti nella seconda fascia d’Istituto, sia per chi è in procinto di entrarvi in occasione della “finestra” di aggiornamento prevista nella prossima primavera (da estendere assolutamente anche alle stesse GaE, per evitare i disastri derivanti da un disallineamento temporale privo di senso introdotto dal decreto Milleproroghe dello scorso anno).

“Per evitare le solite code giudiziarie derivanti da norme imperfette – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è bene che nella imminente fase di verifica delle deleghe alla Legge 107/2015, si accolga la nostra proposta di accogliere nelle GaE tutti coloro che hanno ottenuto un’abilitazione all’insegnamento. Per questo motivo è fondamentale la riapertura delle Graduatorie a Esaurimento e l’inserimento in fascia aggiuntiva di tutti gli abilitati, senza l’attesa costante delle decisioni dei giudici, come nel caso dei diplomati magistrale che si sono rivolti ai legali dell’Anief; allo stesso modo, deve essere prevista una tutela per i laureati inseriti o da inserire nelle graduatorie d’istituto”.

“Proprio perché ci avviamo a vivere una fase transitoria – continua Pacifico – il doppio canale di reclutamento – GaE e merito – deve, infatti, essere mantenuto in vita ancora per alcuni anni e devono necessariamente essere collocati in organico di diritto tutti i posti oggi tacitamente nascosti in organico di fatto. Vale come esempio eclatante, l’attuale organico di sostegno, che va attribuito integralmente al personale di ruolo,con cattedre al 31 agosto,cancellando la vergogna dei posti in deroga a supplenti per più di un anno, contrariamente al 70% ad oggi utilizzato: anche perché un posto in deroga assegnato oltre i 12 mesi non è più tale e, per questo, deve essere inserito in organico di diritto. Per tali motivi – conclude il sindacalista Anief-Cisal – l’adeguamento dei posti va fatto subito, altrimenti la collocazione in GaE degli abilitati non si tradurrà in stabilizzazioni ma nel solito precariato all’italiana sine die”.