Cambiamo Messina dal Basso su dimissioni Luca Eller

Fin dal momento della nomina di Luca Eller ad assessore al bilancio, nell’aprile dello scorso anno, abbiamo rappresentato in maniera netta la nostra contrarietà ad una simile operazione: questo elemento ci consente, oggi, di prendere parola in merito alle sue dimissioni, forti della coerenza e della serenità di chi ha sempre mantenuto fede alla propria idea. Che Eller avesse buone capacità tecniche non è mai stato il vero argomento di discussione, e non saremo certo noi a togliergli il merito di aver svolto il suo dovere in modo tecnicamente valido (come, del resto, hanno fatto gli altri suoi colleghi nei settori di loro competenza: ma, a quanto pare, ad alcuni è piaciuto vedere solo il lavoro suo); tuttavia abbiamo anche sempre detto che questo non era abbastanza: che la ‘tecnica’ non può essere separata dalla politica e che, se Renato Accorinti è stato eletto sulla base di un programma “di parte” (dai beni comuni ai servizi pubblici ai Rifiuti Zero), era necessario che gli interpreti di questo programma lo condividessero su un piano politico e non ne fossero meri esecutori tecnici. Ci è stato sempre risposto, a cominciare dallo stesso Eller, che il suo non sarebbe stato un ruolo politico, bensì tecnico-amministrativo. Ma la verità è che in questi mesi Luca Eller, sfruttando la visibilità del suo ruolo, di politica ne ha fatta, e pure tanta, lanciando messaggi contraddittori, delegittimando il sindaco e sbandierando idee opposte a quelle del nostro programma elettorale (dalla “necessità” dei tagli ai servizi sociali all’ingresso dei privati nella gestione dei rifiuti), e se tutto ciò non è stato tradotto in atti amministrativi di segno opposto alla nostra visione lo si deve alla capacità della giunta di mantenere ferma la linea politica, non certo al suo senso di responsabilità.
Era questo il prezzo da pagare per rispettare le tempistiche dei bilanci? Noi, ancora oggi, non ne siamo convinti. A meno di voler ammettere che Eller sia l’unica persona a saper “fare i bilanci” in tutto il paese. Luca Eller, insomma, ha goduto di un credito di fiducia da parte di Renato, incline a ragionare fuori dagli schemi tradizionali della politica, e ne ha approfittato, non perdendo occasione per mettere in difficoltà la giunta di cui faceva parte, prendendo le distanze dal sindaco che lo aveva nominato ed attaccando l’area politica che sostiene questa esperienza. Tutte considerazioni, è bene ribadirlo, che abbiamo espresso alla città nel corso dei mesi: critica politica argomentata e coerente e non rancoroso sfogo postumo.
Che ora Eller dica che non gli si è consentito di parlare liberamente è veramente surreale: basta guardare il suo profilo sui social e le sue presenze a convegni del PD in tutta Italia.

Tempistiche e modalità di queste dimissioni, poi, non possono che farci riflettere ulteriormente: dai continui endorsement al PD alla ricerca di una quadra sulla sfiducia, al pretesto di un nuovo posizionamento politico del sindaco fino alla irreperibilità delle ultime 24 ore, probabilmente per evitare che fosse il sindaco a revocargli le deleghe: ma intelligenza matematica ed intelligenza sociale ed emotiva non vanno sempre di pari passo. Ad ogni modo, non vogliamo nemmeno entrare nel merito di questi elementi: non ci appartengono i giochi di palazzo (o di partito), non li abbiamo mai capiti né mai li capiremo, e a dire il vero nemmeno ci interessa farlo. Saremo forse ingenui, sì, ma profondamente convinti che la dimensione vera della politica stia nel rapporto con la città, con i suoi abitanti, con i quartieri, e non nel chiuso di qualche stanza. E allora se queste dimissioni sono, come dicono alcuni, una mossa nello scacchiere della sfiducia, se c’è qualche strategia occulta (o palese), se, se, se…a noi interessa ben poco. Il piano della nostra battaglia, del nostro impegno per la città, è ben diverso. E da qui nasce la nostra serenità nell’affrontare non solo queste dimissioni, ma anche l’intenso dibattito sulla sfiducia in queste settimane. E’ nei cittadini che scendono in piazza spontaneamente, nell’iniziare a raccogliere i frutti di un lavoro pluriennale, nel vigore e nella forza della vita sociale e politica che questa città tenta di esprimere che troviamo il senso di questa Resistenza, e non sarà certo un sedicente soccorritore a scalfire il nostro percorso. Non cadiamo, infine, nella polemica puerile di chi ci accusa di “deriva estremistica, piazzaiola e barricadiera”: la nostra storia, le nostre storie, parlano per noi; la fermezza di certi principi e la tensione partecipativa hanno fatto parte di questa esperienza sin dalla sua genesi: ci dispiace che l’ormai ex assessore se ne sia reso conto troppo tardi.

Cambiamo Messina dal Basso