Ero per la sfiducia … una sfiducia condizionata alla proposta di una alternativa responsabile. Forse, dalla data della sedicesima firma alla data della convocazione del Consiglio Comunale, il tempo per una sintesi non è stato sufficiente. Sintesi tra chi e per cosa? Tra forze diverse e per mandare a casa Accorinti? E poi?
Con tutta evidenza, al netto di ogni faziosità di parte, ha prevalso – in seno al civico consesso – una riflessione intesa a segnalare che – purtroppo – non vi era progetto e squadra pronta ad assumersi la guida della città.
Non è stata giudicata positivamente l’esperienza di Accorinti e della sua Giunta.
Non è stato apprezzato il suo generico richiamo ad un patto di fine mandato senza declinazione puntuale di tappe, itinerari, obiettivi condivisi, ferma la diversità di prerogative e funzioni tra chi governa e chi vigila.
Non si è formata una diversa "maggioranza". I consiglieri di Accorinti restano quattro. In opposizione al Sindaco trentacinque.
Ripeto … non vi era progetto e squadra pronta ad assumersi la guida della città.
Se fossi accanto a Accorinti gli consiglierei di prendere tutti in contropiede. Renato, passata la nottata della sfiducia … dimettiti … e dimostra che la città ti rivota davvero … ti rivota nonostante. Renato non ti fare rimproverare che sei il Sindaco di Francantonio.
Bando alle facezie.
Vi è un gioco piuttosto antipatico al quale non intendo partecipare. Puntare l’indice verso qualcuno. In questo caso verso chi ha votato contro o si è astenuto. Chi conosce le dinamiche di Aula decifra per tempo la soluzione finale. Intendo dire che non escludo che anche tra coloro che hanno votato per la sfiducia vi fosse certa avversione alla fine anticipata della legislatura in mancanza di direzione intellegibile.
Piuttosto, il c.d. giorno dopo dovrebbe ispirare un ragionamento.
A Messina … il discorso vale credo altrove … si scontrano due diverse culture. Una cultura antagonista, malpancista, populista e una cultura che si richiama a scuole di pensiero che hanno ricevuto – più o meno coerentemente – espressione nella storia dei partiti politici. Non considero il M5S un partito. Ritengo che tutti i partiti (diciamo delle varie repubbliche) abbiamo peccato nella disapplicazione del principio costituzionale della democraticità interna.
Veniamo al dunque.
Ieri il deputato regionale Beppe Picciolo ha invitato le forze del centro sinistra a ripartire dalla (apparente?) coerenza di voto di una possibile coalizione … che vede il PD come la realtà meno coesa, organizzata e strutturata.
Oggi l’ex ministro Gianpiero D’Alia mi è sembrato arginare l’imput lanciato dal PDR aprendo a un concetto, quello della civicita’, che sposta il baricentro oltre gli schemi e le barriere tradizionali. Interessante. I partiti sono disposti a rinunziare ai loro simboli? Questo il tema.
Vi è un altro tema.
Prima o dopo bisognerà farsela qualche fotografia con noi … tra #quellicheceranoprima … i più brutti, sporchi e cattivi!?
Bene. Non si tratta di raccogliere i cocci nè di una vittoria nè di una sconfitta che restano confinate a uno scenario solo immaginario. Si tratta di lavorare nei prossimi diciotto mesi per dare forza, senso, sentimento, vita ad un programma amministrativo che non si arresti alle analisi ma contenga soluzioni. Occorre un programma che possa essere interpretato con autorevolezza. Occorre una linea convincente. Occorre un linguaggio chiaro. Occorre un candidato Sindaco libero e capace. Occorre una squadra all’altezza. Occorre – soprattutto – appellarsi a (e coinvolgere) tutti coloro che – indisponibili al arrendersi alla anarchia di risulta e allo scarsume indifferenziato – possono offrire un contributo di novità, di genuinità, di professionalità, di competenza, di generosità. Occorre serietà.
Ops … ho dimenticato la parola onestà. Non aggiungo … "la do per scontata". Offro un assist ai commentatori senza cognome e volto.
Emilio Fragale