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Mai così partecipato, lo sciopero nazionale dei magistrati onorari italiani è stato un grande successo. Iniziato ieri, proseguirà sino alla fine della settimana. Nella sola Capitale si sono fermate tutte le aule in cui si celebravano processi penali monocratici e analogo andamento si è avuto nelle principali sedi giudiziarie e nei piccoli tribunali.
Bloccate anche migliaia di udienze civili in tutta Italia.
Sono circa 5.200 questi precari della giustizia che rivendicano diritti minimi, riconosciuti dalla Costituzione a tutti i magistrati, senza distinzioni di funzioni: l’inamovibilità di sede e di funzione, che impone il loro inquadramento a tempo indeterminato, e una adeguata tutela retributiva e previdenziale, che li salvaguardi anche in caso di gravidanza o malattia.
Il Ministro Orlando, generando un grave equivoco in ordine alla entità delle loro richieste, ha dichiarato che non possono entrare nei ruoli ordinari della magistratura ordinaria senza concorso, mentre non è questa la loro pretesa.
Chiedono invece da anni il riconoscimento del loro attuale ruolo, che è di supporto e sostituzione della magistratura di ruolo, analogamente a quanto avviene per il personale che supporta quanti operano nei massimi gradi di altre carriere, come quella prefettizia, diplomatica o nelle forze di polizia.
L’Europa ha dato loro ragione: il Consiglio d’Europa ha stabilito che sono discriminati oltre ogni ragionevolezza rispetto ai lavoratori con analoghe funzione; mentre la Commissione europea ha addirittura aperto per lo stesso motivo una procedura PILOT, preliminare alla contestazione dell’infrazione.
Si scusano coi cittadini per il disagio recato in questi giorni; negando giustizia in questa settimana (ma sono salvaguardati i processi relativi a casi urgenti o con detenuti privati della libertà personale) sperano di convincere il Governo che i cittadini meritano di essere giudicati per sempre da magistrati autonomi e indipendenti che possano lavorare tutti i giorni ed esaurire velocemente le cause pendenti da anni.
Si oppongono alla voucherizzazione delle loro funzioni, potenzialmente coincidenti con tutte quelle attribuite a giudici singoli, e contrastano la proposta del Ministro di trasformarli, dopo anni di precariato, in lavoratori ancora più saltuari, secondo una logica da call-center che aumenterebbe il loro numero, diminuendone le guarentigie e la continuità lavorativa.
Denunciano la presenza di un evidente abuso del potere politico contro quello giudiziario e chiedono ai magistrati di ruolo – parte dei quali, tra cui i capi delle Procure, già schierati a loro favore – di prendere con decisione le proprie difese, prima che l’intera magistratura, privata del loro apporto continuativo, tracolli sotto il peso dell’arretrato giudiziario e del discredito sociale che pervade, nel giudizio dei cittadini, l’intero ordine giudiziario.
Contro lo smantellamento della magistratura civile e penale, nel Paese più corrotto d’Europa, sono pronti a dare battaglia legale in ogni sede e torneranno sotto i palazzi delle istituzioni (la scorsa settimana erano in circa 500 in piazza Indipendenza a Roma, per invocare la tutela del Presidente della Repubblica e del CSM Mattarella), avanti alla Corte Costituzionale e agli organi della Giustizia europea.
Chiedono a tutti cittadini di sostenere la loro lotta, a costi zero per la finanza pubblica, per un Italia in cui si ripristini la ragionevole durata dei processi e l’effettività della tutela giurisdizionale.