L’ora "X" scattò alla mezzanotte di venerdì 24 febbraio 2006, quando vennero oscurati oltre 500 siti di giochi e scommesse dichiarati illegali, numero che un anno dopo era salito a 640, mentre oggi l’elenco è dieci volte più numeroso. In undici anni – riferisce l’agenzia Agimeg – sono stati oscurati dai Monopoli di Stato oltre 6.250 siti illegali. Il provvedimento dava applicazione al decreto della Direzione Generale dei Monopoli di Stato, in attuazione delle disposizioni contenute nell’articolo 1 della Legge Finanziaria per l’anno 2006, relativo all’inibizione dei siti di gioco non autorizzati: la famigerata – per gli operatori illegali – ‘black list’, che ha creato non poche difficoltà alla raccolta di gioco da parte di soggetti che illegalmente drenavano gioco e denaro dal circuito legale. Una misura epocale per il settore del gioco online e ancora oggi, a distanza di undici anni, non manca di far sentire i propri effetti, in primis sulla raccolta di gioco che ha potuto spiccare il volo. Lo scorso anno la spesa sull’online è stata pari a 920 milioni di euro.
Le norme sull’oscuramento dei siti furono varate dal Parlamento per contrastare la crescita di offerta non autorizzata di gioco con vincita in denaro attraverso le reti internet, telematiche o di comunicazione. All’epoca Aams sottolineò che "la regolamentazione del gioco in Italia distingue in maniera univoca i giochi non consentiti da quelli consentiti. In particolare, mentre per i primi viene fatto divieto assoluto di offerta da parte di chiunque e in qualsiasi forma, per i secondi l’offerta stessa è subordinata ad apposita concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzatorio o abilitativo. Fermo restando che i giochi non consentiti sono comunque illegali, quelli consentiti possono essere offerti esclusivamente da operatori in possesso dell’apposita concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzatorio o abilitativo per poter operare in Italia". Pertanto il Legislatore, allo scopo di contrastare i crescenti fenomeni di illegalità, ha previsto a carico dei fornitori di connettività alla rete Internet o dei gestori delle altre reti "di inibire, sulla base di apposita e formale comunicazione di AAMS, l’utilizzazione delle reti stesse nel caso di svolgimento di giochi da parte di operatori privi di titoli autorizzatori o abilitativi o che comunque operino in violazione delle norme di legge o di regolamento ovvero dei limiti o delle prescrizioni definiti da AAMS stessa".