Ci siamo messi d’impegno e in una settimana abbiamo visionato i cosiddetti talk show televisivi. Gli argomenti sono in sostanza gli stessi: la casta. Quella dei politici, ovviamente, e, altrettanto ovviamente, non si parla delle altre caste. Argomento facile perchè la casta è bersaglio facile e anche perchè offre spontaneamente il petto ai plotoni di esecuzione televisivi. Il successo della trasmissione è praticamente assicurato e, con esso, anche i guadagni pubblicitari per gli editori televisivi (Rai, Mediaset, Cairo Communication) e per i conduttori. Quel che ci ha stupefatto è l’immediata reazione del pubblico a una battuta dell’interlocutore: applausi. Il ritmo è frequentissimo, in sostanza quasi ogni minuto. Il che crea consenso anche da parte del telespettatore, inchiodato sulla poltrona a seguire la trasmissione e, quindi, a incrementare gli introiti pubblicitari; soldi, insomma, alla faccia dell’informazione. Che partecipazione, abbiamo pensato! Poi ci è venuto un dubbio e un interrogativo. Non sarà che i partecipanti ai talk show sono pagati e rispondono a un segnale del regista? Il dubbio ha qualche fondamento. Gli editori televisivi privati facciamo come vogliono, ma vorremmo sapere se, con il canone Rai, i contribuenti pagano anche gli applaudenti.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc