Domenica pomeriggio carico della visita del Santo Padre Francesco ho partecipato sempre in piazza Duomo a Milano alla veglia di un’ora delle Sentinelle in Piedi, questa volta si manifestava per essere liberi di dire "no", all’eutanasia, al ddl sulle fake news, per la libertà di espressione e di coscienza, in difesa del matrimonio e dei bambini.
Nel volantino diffuso in piazza a Milano dalle Sentinelle, ma anche in tante altre piazze d’Italia, si poteva leggere:“Ci hanno provato col ddl Scalfarotto “sull’omofobia” già approvato alla camera, col ddl sul bullismo e cyberbullismo e ora, in una veste ancor più subdola e pericolosa, col ddl s2688 (XVII legislatura) sulle cosiddette fake news che, con la scusa di voler punire chi diffonde notizie false, in realtà minaccia la libertà d’espressione a 360 gradi.
Questo testo prevede una multa fino a 5 mila euro per ‘chiunque pubblichi o diffonda’ online ‘notizie false, esagerate o tendenziose che riguardino dati o fatti infondati o falsi’. Se poi la fake news è tale da ‘destare pubblico allarme’, ‘fuorviare settori dell’opinione pubblica’, promuovere ‘campagne d’odio’ o ‘minare il processo democratico’, la multa può salire fino 10 mila euro e a questa si possono aggiungere fino a 2 anni di reclusione”.
Gli organizzatori della veglia a questo punto si domandano: “Ma chi stabilisce che una notizia sia falsa, esagerata o tendenziosa? Chi stabilisce dove e quando si tratta di una campagna d’odio? E poi cosa significa ‘minare il processo democratico?’
Evidentemente se questi testi dovessero diventare legge, potrebbe essere a rischio la libertà di esprimere legittimo dissenso pubblicamente senza venire accusati e perseguiti. E’ chiaro che secondo le Sentinelle,“potrebbe non essere più possibile esprimere opinioni a d esempio contrarie all’aborto o alle unioni civili o alla legge sul biotestamento, che di fatto apre all’eutanasia omissiva”. In pratica non tutti gli italiani sanno che la legge sul biotestamento rende ‘disponibile’ il diritto alla vita, perchè di fatto introduce l’idea che sia la cosiddetta ‘qualità’ della vita a determinare se essa sia degna di essere vissuta oppure no.
Insomma, “qui c’è poco da ridere perché le conseguenze sono facilmente immaginabili. Condividere online un articolo contro la mercificazione dei bambini attraverso l’utero in affitto potrà essere considerata da qualcuno «una campagna d’odio»? E chiedere pubblicamente la chiusura dell’Unar che coi nostri soldi finanza associazioni che promuovono incontri sessuali – spesso a pagamento – tra uomini può essere considerato «nocivo per gli interessi pubblici»? Affermare che il testo sul cosiddetto testamento biologico apre all’eutanasia omissiva sarà punibile con il carcere? E organizzare on line una mobilitazione contro questa legge mortifera il cui iter avanza a passo spedito?
Se il Ddl Scalfarotto sulla cosiddetta omofobia è uscito dalla porta, grazie ad una resistenza fuori e dentro il palazzo, qualcosa di ben più inquietante sta rientrando dalla finestra, poiché abbraccia la libertà di esprimersi su qualunque cosa. E ogni opinione espressa pubblicamente contro il mainstream sarà sanzionabile. Possiamo lasciare che questo accada senza che nessuno si faccia sentire? Se non noi, chi? (Raffaella Frullone,“Sembra il "Lercio" ma è la norma sulle fake news” , 21.2.17, LaNuovaBQ.it)
Ha esagerato Enzo Pennetta, battagliero direttore del blog Critica Scientifica, a scrivere che “siamo agli ultimi giorni della libera informazione?” Quando passerà il disegno di legge 2688, primi firmatari, Adele Gambaro, Riccardo Mazzoni, Sergio Divina e Francesco Maria Giro,“molti siti chiuderanno e i restanti diverranno inutili”. Tuttavia, secondo Pennetta,“Nell’indifferenza generale stiamo entrando nel pieno regime totalitarista, ogni voce dissonante potrà essere giudicata una “fake news” e perseguita con l’arresto e la detenzione non inferiore ai 12 mesi”. Pertanto, “Prepariamoci a chiudere i siti tradizionali, ad abbandonare Facebook e forse anche Twitter, a non usare Google Chrome e a studiare nuove forme di diffusione delle notizie. Bisogna pensarci e parlarne adesso, quando le nuove leggi fascistissime verranno approvate sarà troppo tardi”.
Certo nella rete c’è di tutto, le notizie false non mancano, le bufale pure. Ma chi ha diritto di stabilire che cosa si possa dire e che cosa no? Non bastano le leggi vigenti contro la diffamazione e la calunnia? Piuttosto, sulla rete, accanto alle fake news ci sono voci alternative molto interessanti, siti, blog, quotidiani, che fanno un giornalismo spesso molto più serio di quello del regime. Penso alla nuova bussola quotidiana, a L’Occidentale, e poi ai tanti settimanali cattolici, i giornali provinciali, a quelli dove collaboro, al corriere del sud, a imgpress e a tanti altri.
E poi grazie alla rete si riesce a fare tante opere di sensibilizzazione, che magari hanno salvato vite umane,come non ricordare Asia Bibi (anche se ancora è in carcere, perlomeno non è stata giustiziata) e poi Meriem. la giovane mamma sudanese cristiana, condannata a morte per apostasia e dopo una lunga trattativa liberata dal carcere grazie alla solidarietà e alla campagna di sensibilizzazione attraverso la rete, della giornalista Antonella Napoli. Senza la rete, il mondo avrebbe ignorato le loro storie.
E poi grazie alla rete si è potuto sviluppare in questi tre anni quello straordinario movimento delle Sentinelle in piedi, con le numerose veglie stimolate dai tanti contatti sulla rete. E poi ancora come non pensare al grande risveglio delle tante famiglie italiane anche questo attraverso la rete sfociato nei tre Family Day. Attraverso la rete si possono condividere rapidamente tanti messaggi e interventi positivi. Penso a quegli interventi significativi, di quei giornalisti dilettanti come me. Senza la rete sarebbero rimasti ignoti o sottotraccia.
Praticamente nella rete, la gente si informa, discute, si confronta, ascolta voci libere. Ecco perchè, il potere, chi ha in mano i mass media, ha paura della rete,volendo più democratica e dove si accede più facilmente alle notizie, senza filtri. Invece, a questi censori, “bisognerebbe ricordare che da almeno vent’anni, per non andare troppo indietro, le fake news più incredibili, gli ‘allarmi infondati’ (per utilizzare le stesse parole del disegno di legge repressivo), ce li propinano proprio le fonti più ‘autorevoli’: i governi, le televisioni di stato, i grandi giornali”. (Francesco Agnoli, Le caccia alle notizie false è soltanto un modo per zittire l’informazione, 5.3.17, La Verità).
Domenico Bonvegna
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