Fiducia, segnali positivi ma da confermare

La fiducia dei consumatori risale di un punto, la manifattura conferma il miglioramento messo a segno negli ultimi mesi e persino nelle imprese del commercio tradizionale cresce l’ottimismo. Se è vero che tre indizi fanno una prova, l’indice di fiducia di marzo sembrerebbe essere un segnale positivo, anche se tutto da confermare.

Così Confesercenti commenta i dati sul clima di fiducia di imprese e consumatori a marzo diffusi oggi dall’Istat.

Il miglioramento di marzo, per quanto evidente, deve infatti essere accolto con prudenza: a suggerirlo è il quadro degli ultimi mesi, caratterizzato da un’elevata instabilità. A marzo, infatti, la fiducia dei consumatori risale di un punto dopo tre mesi consecutivi di contrazione ed il recupero non basta, comunque, a riportare l’indice ai livelli del 2016.

Un poco più solido appare invece il quadro per le imprese: marzo è il terzo mese consecutivo di miglioramento della fiducia, addirittura il quinto per l’industria manifatturiera. Complessivamente, tutti i comparti dei servizi registrano una crescita, tranne trasporti e magazzinaggio; si segnala in particolare l’aumento di 6 punti dei servizi turistici, in rimbalzo dopo il crollo di febbraio (-4). In lieve ripresa (+0,3) anche la fiducia del commercio al dettaglio. A guidare l’aumento, questo mese, sono le imprese del commercio tradizionale (+3,5 punti) mentre la fiducia della GDO scende di 1,4 punti: lo scorso mese era avvenuto l’esatto contrario.

Un susseguirsi di segnali contrastanti, che sottolinea la fragilità del recupero della fiducia di questo mese. Che comunque costituisce un tesoretto di ottimismo da non disperdere: da questo punto di vista, non possiamo che accogliere con soddisfazione la notizia che la manovra correttiva di primavera, pur mantenendo la rotta del rientro dei conti come richiesto dall’Europa, sarà improntata soprattutto nella direzione della crescita, come sottolineato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Particolarmente importante sarà evitare un incremento delle imposte indirette tramite l’aumento delle accise o dell’IVA: la pressione fiscale sui consumi in Italia è tra le più alte d’Europa. Occorre, invece, sostenere la domanda interna ed il commercio, consolidando il clima di fiducia di imprese e consumatori, evitando con forza quegli effetti depressivi che sarebbero micidiali per il rilancio del mercato interno e per migliaia di imprese e lavoratori.