Il giro di vite della riforma Fornero ha bloccato il pensionamento di tantissimi lavoratori pubblici, ma la loro uscita dal lavoro è stata solo spostata in avanti. E si concretizzerà nel prossimo decennio, quando cioè la “stretta” voluta dall’ultimo Governo Tecnico italiano presenterà il rovescio della medaglia: la Ragioneria Generale dello Stato ha infatti calcolato che entro il 2026 almeno un milione di dipendenti statali andrà in pensione. Tra costoro, quasi il 40 per cento operano nei nostri istituti scolastici: “la scuola perderà oltre 380mila insegnanti e amministrativi, circa il 40% del totale degli addetti”, sintetizza Quotidiano.net, paventando anche diversi "servizi a rischio".
Il problema nella scuola è tremendamente reale. Soprattutto per i prossimi cinque anni, durante i quali non potranno essere ancora immessi in ruolo i docenti selezionati e formati attraverso il nuovo sistema di reclutamento e formativo, incluso nella legge delega ad hoc approvata dal Consiglio dei Ministri nei giorni passati e ora all’esame del Quirinale, prima della pubblicazione definitiva in Gazzetta Ufficiale. Questo testo legislativo prevede, nella migliore delle ipotesi, che il nuovo concorso pubblico venga bandito il prossimo anno: a essere ottimisti, le graduatorie dei vincitori e degli idonei si pubblicheranno nel 2019, cui seguiranno tre anni di formazione. Solo dopo questo iter, che andrà a compimento quindi solo nel 2022, i primi docenti saranno assunti a tempo indeterminato e potranno andare a coprire le cattedre vacanti che si sono prodotte nel frattempo. Sempre la legge delega sul nuovo reclutamento prevede una fase transitoria che però appare poco incisiva e quindi non sufficiente.
“Per il prossimo quinquennio, la scuola pubblica italiana dovrà organizzare un corposo turn over contando esclusivamente sui docenti precari inclusi nelle graduatorie di merito, nelle GaE e nelle graduatorie d’Istituto”, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “Il sindacato ha da tempo indicato all’amministrazione scolastica la triplice via da perseguire. Assorbire tutti gli idonei dei concorsi pubblici, quindi oltre il 10 per cento previsto da una legge incoerente e priva di senso pratico. Immettere in ruolo tutti i docenti delle GaE, previo spostamento su organico di diritto delle tante decine di migliaia di posti vacanti oggi ‘nascosti’ in organico di fatto. Basti pensare ai 50mila relativi al sostegno, relegati al 30 giugno pur non essendoci alcun collega titolare di ruolo da sostituire”.
“Sempre per le Graduatorie a esaurimento – continua Pacifico – è importante che si torni al loro aggiornamento annuale, in modo da far tornare a coincidere la domanda, dei docenti, rispetto all’offerta, composta dai posti liberi. Se, invece, si intende mantenere in vita quanto previsto dal penultimo decreto Milleproroghe, ovvero la proroga della ‘finestra’ di aggiornamento addirittura al 2019, il danno sarà totale. Perché migliaia di docenti non verranno immessi in ruolo e continueranno a non avere nemmeno la possibilità di sottoscrivere una supplenza annuale. Perché nella loro provincia di collocazione non c’è possibilità, mentre laddove vi sono cattedre disponibili non ci sono candidati”.
Hanno facoltà di ricorrere per l’inserimento in GaE tutti gli abilitati esclusi (SFP, TFA, PAS, abilitati all’estero, Afam, Cobaslid, semestre aggiuntivo SSIS, abilitati da concorsi ordinari o riservati), ma anche coloro che sono in possesso di un diploma abilitante (diploma magistrale – anche a indirizzo linguistico – conseguito entro l’a.s. 2001/02, diplomati accademici al Conservatorio, ITP diplomati). Sono stati attivati, inoltre, ricorsi per l’inserimento in GaE anche per il personale educativo che vuole inserirsi nelle graduatorie della scuola Primaria e per il passaggio in terza fascia dei docenti già inseriti in quella aggiuntiva. Possono presentare ricorso pure coloro che chiedono il reinserimento, ovvero tutti coloro che sono stati cancellati dalle GaE per non aver aggiornato la propria posizione. Infine, è possibile ricorrere per ottenere la valutazione del servizio militare prestato non in costanza di nomina.
“La terza operazione da realizzare con celerità – continua il sindacalista Anief-Cisal – è quella di assumere da graduatoria d’istituto, laddove sono esaurite le GaE, situazione già presente in tantissime province per determinate classi di concorso, come la Matematica alle medie, e il sostegno agli alunni disabili. Bisogna poi permettere una gestione più saggia dell’aggiornamento delle Graduatorie d’Istituto, dove sono collocati oltre 320mila precari: a breve, verrà data loro la possibilità di presentare nuovi titoli e servizi, oltre che di spostarsi di sede. Ma se si conferma la bozza di regolamento, si penalizzeranno tantissimi aspiranti docenti. A iniziare da chi ha piena facoltà di inserirsi nelle graduatorie per la prima volta. Per questo motivo – conclude Pacifico – abbiamo attivato una serie di ricorsi per l’inserimento degli abilitati e delle categorie escluse”.
Su quest’ultimo punto, per salvaguardare i diritti di tanti lavoratori, Anief ha predisposto ricorso contro il mancato aggiornamento della I fascia delle graduatorie di circolo e d’istituto, poiché coloro che sono collocati oggi in tale fascia rimangono sostanzialmente in stand by per un altro anno. Possono ricorrere per l’inserimento nella seconda fascia delle Graduatorie d’Istituto diverse categorie escluse: candidati con diploma magistrale a indirizzo linguistico, Insegnanti tecnico pratici, personale educativo che chiede l’inserimento in seconda fascia per la scuola primaria, diplomati accademici di conservatorio fino al 2001/2002, abilitati all’estero in attesa di riconoscimento del titolo. Anief ha inoltre attivato il ricorso per l’inserimento in terza fascia per la disciplina Diritto (ex A019) dei laureati in Scienze Politiche – vecchio ordinamento – dopo l’anno accademico 2000/2001. Infine, è possibile ricorrere per ottenere la valutazione del servizio militare prestato non in costanza di nomina.